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@gaviota argentea wrote:
@gabriela wrote:
Rende perfettamente ed entra a pieno titolo nel mio “Prontuario dei pesi e delle misure – Edizioni caserecce, 2007 – vol I” [smilie=101.gif] insieme a nasometrico e affini 😉
Testo adottato dalla famosa scuola di cucina di quelle che Dede definisce “chaltron girls” * presso cui ho frequentato il corso di perfezionamento.
*non mi ricordo se lo scrive con o senza l’h!
Sulla base di quanto trascritto da altro topic, faccio espressa richiesta perchè le mie non-ricette siano ufficialmente inserite nel suddetto testo, come corso training…..
Se ho usato impropriamente dei termini, chiedo scusa.
Nell’accezione di casa mia (quella di mia madre, perchè mia moglie, di cibi col vino rosso, non vuole neppure sentir parlare), il brasato aggiunge il vino nella cottura ( si parla di un bicchiere o due), e il tempo necessario è quello per il pezzo di carne usato.(per cui, diciamo, un’ora e mezza per un chilo di carne).
Nello stracotto, intanto il pezzo di carne viene lasciato coperto di vino per almeno 12 ore ( e quindi una bottiglia se ne va tranquillamente), poi si cuoce a fuoco bassissimo per almeno 3 ore, riducendo il liquido di marinatura. Questo, almeno, è quello che intendevo.
Tipo di vino? Su un brasato, il barolo è re. Sullo stracotto, il barolo andrebbe ancora bene, ma è un po’ uno spreco. Direi una Barbera. O un Amarone. E, se sei in zona Lambrusco, un Sangiovese.@ady wrote:
Era uno di quei giorniche proprio non sapevo cosa preparare per cena così…Ve la raccoamndo perchè è veloce semplice e dà ottimi risultati.
Io la uccido.
Sì: la uccido.GRRRRRRRRRRRRRR……………….
Ciao stefania, un bacio alla piccola…(lo è ancora? 😉 )
Hiiii, quanto sei complicata……
Se proprio hai voglia di faticare….
Noi badilografi della cucina comperiamo, comperiamo……@gaviota argentea wrote:
Roberto, con le tue non ricette molti di noi han fatto dei gran figuroni, son sempre apprezzatissime, anzi dovesti brevettare l’idea.
Però anche alcune tue ricette sono diventate un must in casa mia, anzi nella mia raccolta farraginosa di ricette, che giusto si potrebbe definire un “non data base”, certi filetti di pesce con i ceci o di tonno passano sotto il nome di “pesce di Roberto”Questa l’ho stampata:
Ora la faccio ingrandire, la incornicio, e l’appendo in casa, appena sopra al diploma di laurea…..@marie-josè wrote:
Pate del LIDL!!!!
Potrebbe essere…
Quello di olive nere, in vasetto.
E, per essere una non-ricetta, la descrizione è persino troppo lunga.Tu dici che sono così bravo??? Questa me la scrivo, e la faccio leggere ai miei detrattori….
Accidenti…e io che pensavo di inventare sempre l’acqua calda…..
Scherzi a parte, sono imbarazzato…. 😳 😳Intanto, grazie: vi metto ancora una volta la mia definizione di “non-ricetta” e poi, le vado a ricercare…..
La non ricetta non deve essere confusa con una ricetta “semplice”, né, tantomeno, con una ricetta “casuale”. E’ sì obbligatoriamente semplice, al punto da non essere nemmeno necessario trascriverla: è talmente semplice che, una volta scoperta, è sufficiente ricordarne il nome, per poterla eseguire. Tuttavia, il suo risultato, per essere meritevole, deve andare al di là delle normali aspettative.
Con questa limitazione, non sono molte le non ricette possibili, ed è quindi tanto più stuzzicante scoprirne una quanto più semplice è l’accostamento. Molte non ricette sono diventate dei classici dell’alimentazione: formaggio con le pere, pane e noci, pesche col vino, pane burro e zucchero, polenta e gorgonzola……Tutti accostamenti che non è necessario scrivere: basta ricordarsi che esistono.
Da questo dipende necessariamente che, se la non ricetta può – sottolineo “può” – essere frutto di una fortunata combinazione casuale, essa NON può assolutamente essere frutto della combinazione casuale dello svuotamento di un frigo, mescolando vari avanzi. Essi possono dar luogo a un piatto estremamente gustoso (vedi le polpette), ma non si tratta di “non ricetta”, bensì di ricetta vera e propria. La non ricetta perfetta è pensata, valutata, sperimentata a lungo. Può funzionare, ad esempio, con un solo tipo di formaggio, abbinato a un solo tipo di pera, per cui necessita di esperimenti tra tutte le combinazioni di formaggi e pere, ma, ovviamente, non esclude il caso fortuito, la scoperta geniale, come il Rum scuro, scoperto solo perché qualche schiavo, in Giamaica, aveva lasciato bruciare lo zucchero nel calderone.
Anche la preparazione non deve essere complessa:: se la combinazione componente lil piatto è frutto dell’uso di altro piatto già pronto, questo piatto deve essere di uso tanto comune da ipotizzarne la presenza nella casa senza particolari difficoltà, e ci si può fare riferimento senza nemmeno descriverlo.
Frittata di riso o frittata di spaghetti ne sono l’esempio calzante.(Sbatti due uova, mettici dentro gli spaghetti avanzati, e fanne una frittata. Punto)
E con questo dovrei essere stato chiaro. Mi piace, lo ammetto, mi fa viaggiare tre centimetri sollevato da terra il fatto che qualcuno ogni tanto mi scriva chiedendomi “pensi che questo…sia una non-ricetta?” Il fatto è che la non ricetta è, una volta scoperta, talmente perfetta da essere motivo di orgoglio. Chi di noi non vorrebbe stupire con un piatto gustoso e SEMPLICE? Ma ora smetto di remenarla, e vi ringrazio sia della gratificazione al mio io, che dell’attenzione.Ciao, Adelaide…appena arrivato anch’io….
@donatella wrote:
Grazie Gabri!!!! che bella ricetta 🙂
Bianco …. Rosso .. mumble mumble… 🙄 🙄 ma che problema c’è 💡 🙂 !!!!!! … mo’ se ci riesco venerdì prossimo piglio il cinghiale lo scongelo e … lo taglio in 2 pezzi … uno col vino bianco e uno col vino rosso et voilà … poi vi racconterò !!!! 🙂 🙂 🙂
Non è un “problema”: semplicemente, cambia il gusto. La carne di cinghiale, dopo la frollatura, ha un sapore acre, notevolmente forte, che deve essere mediato da un gusto altrettanto forte. Il vino rosso crea un sugo di cottura dal sapore deciso, il cui sentore decisamente “vinoso” si amalgama con la cacciagione. Il vino bianco è molto più delicato, tanto è vero che on il vitello o il manzo va benissimo, perchè non ha sapori o profumi da inglobare. Intendiamoci, non è che il vino rosso, col manzo, sia vietato, ma allora mi sembra più interessante uno stracotto, piuttosto che un brasato. Nello stracotto la carne diventa un veicolo del sapore del sugo di cottura, mentre nel brasato il sapore della carne si sente e come.
Solo la mia opinione, naturalmente…..@gaviota argentea wrote:
Il fatto è che al sud il termine “sciupato” equivale a “dimagrito” senza alcuna implicazione negativa di decadimento.
Ora vorrei che mi definissero sciupata!!!! 😳
A chi lo dici….Sì, lo avevo capito…ho lo stesso problema, ahimè….
Vi prego, non parliamo qui di altri forum: ogni forum è padrone di se stesso, e, al suo interno, ogni forum ha le sue regole, piacciano o non piacciano. Vi prego, non alimentiamo polemiche. Anzi, mi scuso per essere stato io a cominciare, sia pure con una battuta che mi è sfuggita dalla tastiera: chiedo scusa.
Quanto allo “sciupatino”….. 👿
Ehi, fanciulle, quella faccia sono sessant’anni che me la porto in giro al sole e al vento, e la notte ci dormo pure sopra: che volete di più?
E poi…uno “sciupatino” di 100 e passa ( 🙁 ) chili…… 😉@marie-josè wrote:
Mandarti a quel paese?? Ma chi ci pensa ,è ancora presto tesoro!! Poi ,si vedra!!!
Ecco: una parolina dolce è sempre di conforto…. 😉
Col manzo, il vino bianco va benissimo:anche a casa mia si faceva così. E’ solo col cinghiale che ho perplessità.
