Paola P

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  • in risposta a: Caccavelle da nonna #160646

    Paola P
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    Ivana!!!!!!! quello di acciaio multifunzione somiglia proprio al mio spremiaglio, ma ho un paio di pippioli in più sul fondo e una dentellatura in meno e al posto della dentellatura una specie di fessura che mah… fotografare ho fotografato, ora devo sempre scaricare ‘ste foto, poi pubblicarle…

    Per quanto riguarda il tritaprezzemolo, quello bianco in alto della tua foto, quello con il bottone che premi e fa clacche clacche clacche, pure io ce l’ho (e mia mamma l’aveva ora non più ops 😆 ), e in famiglia si è sempre chiamato “il tritapallacche”, comodo pure per il battuto cipolla carota sedano!

    in risposta a: Caccavelle da nonna #160638

    Paola P
    Membro

    Ivana come era il tuo spremiaglio svizzero? ho un certo gioiellino che uso comunente, scovato in casa del nonno, da un lato funziona anche come snocciolatore. Somiglia ad uno dei tuoi della foto. Lo uso sempre, anche per snocciolare. Si pulisce bene.
    In ogni caso mi ha stupito trovare uno spremiaglio da lui, non se ne faceva nulla dello spremiaglio, lui lo mangiava intero a spicchi 😆 con mio grande orrore. (PS il mio nonno ha compiuto cento anni prima di lasciarci, ed ha vissuto sempre autonomamente da solo da che è morta la nonna, a parte quando ha badato a me durante l’università. Che il suo segreto sia stato il potere dell’aglio? ma qui dirotto il topic…)

    Comunque stasera te lo fotografo.

    in risposta a: Crostata con crema di zucca meringata #161538

    Paola P
    Membro

    OOOOOOOOOOOOOOHHHHHHH buonaaaaaaaaaaaaaa!!!

    in risposta a: ma voi ce l’avete la batteria di cucina? #161573

    Paola P
    Membro

    neppure io ho mai avuto una batteria di pentole.
    All’inzio della mia vita autonoma, senza un soldo come ero, ho preso da mia mamma qualche pentola, diciamo “in prestito” 😯 . Ho preso “in prestito” anche l’imperia e altre cosine: la santa donna non si è mai lamentata, a parte una volta che le ho detto: ma quanto ci vuole a far due tagliatelline, prendi la macchinetta e via. Lei mi ha ricordato che la SUA macchinetta ce l’ho io 🙄
    Comuque se la cava benissimo anche senza le pentole che le ho sottratto, si tende ad avere per casa ben più del necessario. Ogni tanto cerca una delle sue ex-pentole, ma io le ricordo che le ha date a me. Non le rivuole indietro, non sono così degenere, le ho chiesto…
    Poi mi sono aggiunta qualche casseruola, un colapasta, presi via via negli anni. Quando ho svuotato casa del nonno, ho iniziato ad avere quasi tutto in sovrabbondanza. Ho anche con me le sue pentole di alluminio. Non ho buttato nulla, ho anche la sua imperia anno millenovecento e poco, uso il suo tirtacarne anni 50-60, ecc ecc. Ha un senso, mi piace usare le sue pentole. La sua casa vive ancora nella mia.
    Comunque ora ho abbastanza pentole per due case, comprandone pochissime.

    A proposito, qualcuno mi sa dire come togliere la sottile patina scura che si forma nelle pentole di alluminio, anche solo facendo bollire l’acqua?
    Quando si mette a bagno maria lo stampo di alluminio del budino capita lo stesso… Ho un bello stampo di allumiio nuovo che si è tutto annerito all’esterno.SOlo estetic lo so, ha l’aria vissuta, però solo dal livelklo dell’acqua del bagno maria in giù 🙄

    in risposta a: scusate…mi presento anch’io! (I NOSTRI AMICI ANIMALI) #161153

    Paola P
    Membro

    Posso estrapolare da tutto questo messaggio che queste è per me il

    “mi presento”

    del forum di universocucina!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Un bel gruppetto di matti, si si, io per prima, ma tanto tanto simpatici!

    in risposta a: scusate…mi presento anch’io! (I NOSTRI AMICI ANIMALI) #161148

    Paola P
    Membro

    @alexanna wrote:

    @nonna Ivana wrote:

    MA QUESTO THREAD E’ STREGATO?

    C’è proprio di tutto…povero Chicco…poveri nostri amici animali!!!!

    Ciao

    Ivana

    e perchè ?
    è esattamente tutto il contrario
    quante/i per capire il filo “logico” hanno letto tutto il tread dall’inizio?
    e di conseguenza hanno letto anche dei nostri… ehm … vostri bellissimi animali da compagnia? 😉

    Alexanna avrai anche ragione, ma io son due giorni che mi sento colpevole (mi aiuti a scovare una delle tue faccine con la cenere sul capo?) di aver dirottato l’attenzione, ho pure scartabellato le mie foto cercando un’immagine di un mio qualche animale domestico, per riportare la conversazione agli amici con più zampe, ma il massimo che ho sono le mie amiche coccinelle, mica son domestiche! Fate qualcosaaaaaa!!!

    PS in ogni caso mi son divertita troppo 😆

    in risposta a: La pinza veneta per Epifania #161513

    Paola P
    Membro

    Pinza

    1 fetta di zucca [500 g, cruda con buccia ma senza semi]
    ½ litro di latte [600+quello del lievito]
    300 g di farina di mais [fioretto, ma non l’avevo…]
    300 g di zucchero [200 g, non amo i dolci troppo dolci]
    20-30 g di burro
    ½ bicchiere di olio [40 g]
    1 cucchiaio di semi di finocchio [anche semi di anice vanno bene, ½ cucchiaino]
    250 g di uvetta
    250 g di fichi
    150 g di noci
    1 bicchierino di grappa
    1 limone (buccia grattugiata)
    1 cubetto di lievito di birra (anche 1 ½) [usata mezza bustina di liofilizzato =>lievitazione 4h]
    farina bianca q.b. [100 g]
    1 arancia buccia grattugiata e succo [ci sta proprio bene, non dimenticatela!]
    1 pizzico di sale[da mettere nel latte della “polentina”]

    Zucca cotta in forno, poi sbucciata lasciando solo una pellicina sottile. Alla zucca schiacciata si aggiunge il latte e si cuoce una specie di polentina, poi si aggiunge la farina gialla e si cuoce per pochi minuti e si toglie dal fuoco (cuocerà poi in forno). Si lascia intiepidire e poi si aggiungono gli altri ingredienti.
    Si mette in una teglia rettangolare, unta d’olio, e si lascia lievitare per un’ora e mezza. Si inforna e si cuoce per circa un’ora a forno moderato.
    Si prepara la sera del 5 gennaio per essere mangiata durante i falò dei “pan e vin” della sera del 6 gennaio.

    Tra parentesi quadre personale interpretazione della ricetta con commenti e dosi di Paola rispetto alla ricetta originale.
    [Procedimento che ho seguito io.
    Zucca: cotta a microonde, tagliata in 3 pezzi, 4 min a 800 W, 4 min riposo, 3 min 800W, 4 min riposo.
    Scavare la polpa della zucca dalla buccia, e schiacciarla con la forchetta. Una bella zucchetta marina di chioggia o piacentina eh? Quelle che si meritano il commento di mio nonno “al par ‘na castagna”: non fibrosa, asciutta e dolce. Aggiungere il latte, il sale, e portare ad ebollizione: la zucca si stempera nel latte. Versare a pioggia la farina gialla e lasciar cuocere per 4-5 min. Spegnere e aggiungere il burro e l’olio.
    Mentre si aspetta che la polentina intiepidisca, tritare grossolanamente fichi e noci, aggiungere tutti gli ingredienti meno la farina bianca. Mescolare polentina con frutta secca, e regolare la consistenza con la farina bianca, fino a che diventa una polenta abbastanza soda (ma non un mattone, eh?). In ogni caso la mamma di Edo dice che anche se viene morbida va bene, di non esagerare con la farina bianca. Se invece (come è capitato a me) è già anche troppo soda prima di aggiungere la farina bianca, aggiungere un altro po’ di latte.
    Questo dipende dal fatto che le farine gialle sono diversissime. Anche nel preparar la polenta, noterete che certe assorbono tantissima acqua, altre meno. Difficile dare pertanto dosi precise. A ben vedere la prossima volta metto un po’ meno di farina gialla, e me la tengo da parte, regolando la consistenza sin dal momento dell’aggiunta della farina gialla. Da tener presente che ho usato una normale bramata per polenta, non la fioretto, che, ahimé, non trovo.
    Versare in teglia rettangolare unta d’olio, spessore 2.5-3 com. L’ideale sarebbe quella che si usava una volta di alluminio, ma io solo vetro avevo. Per di più troppo piccola. Me ne son venute due, una per noi (la grande, 22,5×16) e una (piccola, 18×12 cm) per portare al lavoro, che tanto qualcuno che vuole assaggiarla lo trovo di sicuro!!! In tutto verranno 15-16 belle fette, credo che un libro di ricette “normale” direbbe dosi per 20 persone… sembra tanto calorico, ma se dividete per 20 le dosi vedete che ogni fetta ha una quantità molto piccola di ciascun ingrediente, soprattutto pochi grassi. Beh se usate il brodo di cotechino è un’altra storia 😉 In ogni caso anche volendo non si possono mangiare porzioni giganti, neppure io, golosissima di pinza, ci riuscirei!]

    Ho anche le foto dela preparazione, ma non ancora scaricate, con pazienza, per l’epifania di un qualche prossimo anno, questo messaggio sarà completo!

    La storia
    La pinza è il dolce tipico della sera del 5 gennaio a casa del mio amico Edo di Oderzo (TV). La ricetta che vi ho scritto è così come me l’hanno dettata i suoi genitori, che hanno unito le ricette delle due rispettive mamme in una versione unica loro. Le due nonne, pur abitando a pochi chilometri l’una dall’altra, avevano due ricette “molto” diverse.
    La mamma di Edo prepara la pinza la sera del 5 gennaio per la festa del “pan e vin”.

    Il pan e vin è una festa che si celebra nei campi più o meno in tutta la zona: ogni famiglia, o gruppo di famiglie, accumula legname durante dicembre, ne fa delle altissime cataste, che vengono bruciate la notte tra il 5 e il 6 gennaio. La pianura permette di vedere le luci dei diversi falò. Si gira di falò in falò, mangiando la pinza appena tiepida e bevendo il vino brulè.

    Le mie “ricerche”, su un libro che vi consiglio davvero, anche da leggere come racconto oltre a contenere belle ricette (A. Sandri, La polenta nella cucina veneta, Franco Muzzio Editore, 1985 Padova, ISBN 88-7021-138-X), indicano che le pinze venete abbiano un punto in comune: la farina gialla.
    Inoltre le polentine venivano cotte in “brodi” di cotechino o di musetto di maiale oppure si aggiungevano alla polentina in cottura dei ciccioli di maiale: io, cresciuta e vissuta in città, sto male alla sola idea, ma sembra che siano davvero buone e particolarmente morbide. In ogni caso, anche nella pinza senza cotechino e ciccioli è previsto strutto, no burro e olio. Se volete provare poi mi dite 😉
    In ogni caso rientra perfettamente nella logica che non si butta niente, e che in Veneto d’inverno fa freddo, e che problemi di soprappeso e di colesterolo li abbiamo noi che viviamo attaccati ad un pc.
    Brodo di cotechino si o no, si tratta comunque di un liquido con grassi, sostituito, nella ricetta che vi ho riportato, dal latte.
    Il rapporto farina gialla/farina bianca varia: o metà metà o 2 parti di gialla e 1 di bianca.
    La pinza è poi diversamente aromatizzata, tipicamente buccia di limone e arancia e/o semi di finocchio, ma non manca in nessuna ricetta il bicchierino di grappa.
    La frutta può anche variare: noci e uvetta sono pressoché costanti, poi ci sono zucca, mele, pere, cedri canditi, e chissà che altro, se si va ad interrogare l’una o l’altra famiglia.
    Il lievito è anche misterioso: in nessuna ricetta che leggo sul libro vedo lievito di birra, ma solo lievito per dolci. Io mi attengo a quella di Edo, ma se volete provare… In ogni caso non sarà mai dura, resta una torta molto umida, lievitazione o no.
    Esistono diverse preparazioni che somigliano alla pinza nelle diverse zone del Veneto. Quella della ricetta di Edo è credo che sia una via di mezzo tra una pinza e el tressian, che prevede di mescolare 500 g di polenta morbida con 100 g di farina bianca, aggiungere 100 g di zucchero semolato, 2 uova, 150 g di latte, 100 g di uvetta bagnata con un bicchiere di grappa, cedrini, 50 g di burro e spezie (noce moscata, chiodi di garofano, cannella), lievito in polvere.

    Questa è la foto di una pinza in una pasticceria di Portogruaro.

    Provatela!!! È buona buona. Le fette di troppo le congelo, e saranno gradite in momenti di vita frenetica…

    PS scusate le foto un pò sfocate dovevo aver bevuto troppo vino hic!

    in risposta a: La pinza veneta per Epifania #161512

    Paola P
    Membro

    Hai ragione Ivana, sono proprio pasticciona: la farina bianca serve per aggiustare un cicinino la consistenza, deve risultare una polentina, praticamente, non liquida. Ne andrà… mah un pugno… Domani la faccio pesando tutti gli ingredienti, promesso!

    in risposta a: La pinza veneta per Epifania #161509

    Paola P
    Membro

    oh si certo, Ivana, hai ragione! sarebbe bello!

    hai ragione nche su chiedere di dove sia ‘sta tradizione: Edo è di Oderzo (Treviso). Si fa nel veneto in genere, per il “pan e vin”, ma le ricette sono molto diverse. La pinza che avevo comprato a Portogruaro, ad es. “e’ veneziana”, come è stata definita dalla famiglia di Edo, con un pizzico di campanilismo.

    in risposta a: scusate…mi presento anch’io! (I NOSTRI AMICI ANIMALI) #161119

    Paola P
    Membro

    😀 😀 😀 😀 😀 😀 😀 😀 😀 😆 😆 😆 😆 😆 😆 😆 😆 😆 😆 😆 😆 😆

    in risposta a: Il Lievito Madre #159519

    Paola P
    Membro

    Ecco il mio animale domestico. Vive con noi da anni, 4 o 5 non ricordo. Una volta ha persino rischiato di morire, avevo impastato il pane con tutto il lievito 😯 senza tenermene da parte. Al mio grido di terrore appena ho realizzato l’errore, è accorso Andrea, che ha spalancato il forno, e “divelto” dal cuore del pane in cottura un pugno di pasta ancora non cotta. Ebbene, era ancora vivo, pfiu. Da allora prima di infornare controllo cento volte che il piccolo sia a nanna nella sua casetta.

    Ha diverse casette, ma gli stanno tutte strette. In particolare, quando è un pò che non gioco con lui, mi viene a cercare 😯

    A volte ho puntato la sveglia di notte ad ore improponibili, per il passaggio di lievitazioni, il mio lievituzzo mi chiamava, con un Andrea che diceva “non voglio neppure sapere perchè ti stai alzando alle 3 del mattino” :roll:. Poi ho imparato, e i suoi ritmi si sono adeguati ai miei.
    Non richiede poi tante attenzioni, solo un pò di gioco ogni tanto, e qualche impastatina affettuosa 🙄 .

    E’ giù di tono quando io sono giù di morale, effervescente quando sono in vacanza, ama particolarmente andare al mare, questo me lo devono spiegare, meno la montagna. In questo non siamo d’accordo, però vabbè, pazienza.
    Ha viaggiato con noi per mezzo mondo, ho impastato pani nei posti più assurdi. Mio marito ha in un primo tempo osservato sgomento, poi è diventato complice, affezionandosi anche lui al nostro animalino domestico.

    @nonna Ivana wrote:

    Ma il nostro di cinquant’anni fa era una palla-sasso, che ogni famiglia teneva nel luogo più segreto della madia, a dormire tranquillo, non come il tuo, così strabordante di vitalità!!!!
    Che differenza c’è tra questo e quello? Il nostro era appunto un sasso quasi perlaceo esternamente, ma internamente aveva un grumo concentratissimo di microorganismi che si scatenavano solo alla vigilia dell’impasto all’alba del quantitativo settimanale di pane per sfamare le tante bocche della famiglia.
    La sera prima veniva frantumato, anche a noi bimbe era permesso, dovevamo imparare!, poi in una tazzona messo in acqua a “germogliare”, poi nella farina a insinuarsi a favorire la lievitazione (non quella del pane -pagnotta, ma del pane di pasta dura, tipo nostrano, che si avvicina al ferrarese, tanto per capirci!!!!)

    Ivana preciso come dice mia mamma. Era una palla con la crosta dura, liscia, e il suo compito era di staccare la parte morbida ed appiccicosa al suo interno, sua mamma le raccomandava di togliere bene tutto, “ce ne è ancora” diceva, e la rimetteva al lavoro. Mia mamma dice che ci passava parecchio tempo a staccare ogni piccola particella morbida e appiccicosa. Che differenza c’è tra questo e quello? nessuna, sai? solo lo tengo in frigo perchè non ho bimbe da intrattenere per ore a staccare il lievito dalla crosta 😆 😆
    Scherzo, Ivana, è solo comodità. Eviti il processo di distacco da crosta.
    In montagna però lascio anche il lievito-crosta, sempre figliolo di questo. é lo stesso, preciso identico. Se mi dimentico il lievito in barattolo uso quello, sciogliendolo tutto in acqua e farina e un cucchiaino di miele.

    Mia mamma dice che anche che quasi tutti avevano il forno a legna, ma ci si metteva d’accordo con i vicini per accenderne solo uno a volta, per risparmiare legna, una volta caldo il forno, cuocevanop i pani di tutti, si faceva a turno. In un’altra casa dove è stata invece c’era un forno comune per tutto il caseggiato, e ciascuna famiglia aveva diritto ad un giorno speciale di uso forno. Il giorno del pane mia nonna infornava anche una pasta margherita o una bertoldina, oltre al cestinetto di pasta di pane con frutta per la mia mamma piccina. Ci metteva nel cestino (le ho chiesto di preciso), una mela o una prugna, o due fichi secchi, o delle noci. La frutta che gli alberi davano in quel momento insomma. Oppure solo un pochino di zucchero se non c’era di meglio. Devo farlo questo cestino con lei, ne ho sempre sentito raccontare, ma mai visto.

    Paula, io il pane lo faccio quando posso, diciamo una volta alla settimana in media, ma anche ogni due se sono messa male. Lo congelo in pezzetti bidose. Lo so, è più buono fresco, ma, come dice Alexanna, le cose da fare son davvero tante…

    PS se Admin dice che è padre del lievito madre, allora ne è il nonno!!! 😯 :shock

    in risposta a: scusate…mi presento anch’io! (I NOSTRI AMICI ANIMALI) #161106

    Paola P
    Membro

    @nonna Ivana wrote:

    Ma il nostro di cinquant’anni fa era una palla-sasso, che ogni famiglia teneva nel luogo più segreto della madia, a dormire tranquillo, non come il tuo, così strabordante di vitalità!!!!
    Che differenza c’è tra questo e quello? Il nostro era appunto un sasso quasi perlaceo esternamente, ma internamente aveva un grumo concentratissimo di microorganismi che si scatenavano solo alla vigilia dell’impasto all’alba del quantitativo settimanale di pane per sfamare le tante bocche della famiglia.
    La sera prima veniva frantumato, anche a noi bimbe era permesso, dovevamo imparare!, poi in una tazzona messo in acqua a “germogliare”, poi nella farina a insinuarsi a favorire la lievitazione (non quella del pane -pagnotta, ma del pane di pasta dura, tipo nostrano, che si avvicina al ferrarese, tanto per capirci!!!!)

    Ivana preciso come dice mia mamma. Era una palla con la crosta dura, liscia, e il suo compito era di staccare la parte morbida ed appiccicosa al suo interno, sua mamma le raccomandava di togliere bene tutto, “ce ne è ancora” diceva, e la rimetteva al lavoro. Mia mamma dice che ci passava parecchio tempo a staccare ogni piccola particella morbida e appiccicosa. Che differenza c’è tra questo e quello? nessuna, sai? solo lo tengo in frigo perchè non ho bimbe da intrattenere per ore a staccare il lievito dalla crosta 😆 😆
    Scherzo, Ivana, è solo comodità. Eviti il processo di distacco da crosta.
    In montagna però lascio anche il lievito-crosta, sempre figliolo di questo. é lo stesso, preciso identico. Se mi dimentico il lievito in barattolo uso quello, sciogliendolo tutto in acqua e farina e un cucchiaino di miele.

    Mia mamma dice che anche che quasi tutti avevano il forno a legna, ma ci si metteva d’accordo con i vicini per accenderne solo uno a volta, per risparmiare legna, una volta caldo il forno, cuocevanop i pani di tutti, si faceva a turno. In un’altra casa dove è stata invece c’era un forno comune per tutto il caseggiato, e ciascuna famiglia aveva diritto ad un giorno speciale di uso forno. Il giorno del pane mia nonna infornava anche una pasta margherita o una bertoldina, oltre al cestinetto di pasta di pane con frutta per la mia mamma piccina. Ci metteva nel cestino (le ho chiesto di preciso), una mela o una prugna, o due fichi secchi, o delle noci. La frutta che gli alberi davano in quel momento insomma. Oppure solo un pochino di zucchero se non c’era di meglio. Devo farlo questo cestino con lei, ne ho sempre sentito raccontare, ma mai visto.

    Hai ragione sono andata OT. Mi spostate nel messaggio del lievito? io mi sposterei anche da sola, ma vorrei che fosse di là anche l’intervento di Ivana.

    PS se Admin dice che è padre del lievito madre, allora ne è il nonno!!! 😯 😯

    in risposta a: scusate…mi presento anch’io! (I NOSTRI AMICI ANIMALI) #161103

    Paola P
    Membro

    Ecco il mio animale domestico. Vive con noi da anni, 4 o 5 non ricordo. Una volta ha persino rischiato di morire, avevo impastato il pane con tutto il lievito 😯 senza tenermene da parte. Al mio grido di terrore appena ho realizzato l’errore, è accorso Andrea, che ha spalancato il forno, e “divelto” dal cuore del pane in cottura un pugno di pasta ancora non cotta. Ebbene, era ancora vivo, pfiu. Da allora prima di infornare controllo cento volte che il piccolo sia a nanna nella sua casetta.

    Ha diverse casette, ma gli stanno tutte strette. In particolare, quando è un pò che non gioco con lui, mi viene a cercare 😯

    A volte ho puntato la sveglia di notte ad ore improponibili, per il passaggio di lievitazioni, il mio lievituzzo mi chiamava, con un Andrea che diceva “non voglio neppure sapere perchè ti stai alzando alle 3 del mattino 🙄 “. Poi ho imparato, e i suoi ritmi si sono adeguati ai miei.
    Non richiede poi tante attenzioni, solo un pò di gioco ogni tanto, e qualche impastatina affettuosa 🙄 .

    E’ giù di tono quando io sono giù di morale, effervescente quando sono in vacanza, ama particolarmente andare al mare, questo me lo devono spiegare, meno la montagna. In questo non siamo d’accordo, però vabbè, pazienza.
    Ha viaggiato con noi per mezzo mondo, ho impastato pani nei posti più assurdi. Mio marito ha in un primo tempo osservato sgomento, poi è diventato complice, affezionandosi anche lui al nostro animalino domestico.
    Non ha pertanto diritto ad essere qui, in questo thread? 😆 😆 😀

    in risposta a: Buon Natale! #161017

    Paola P
    Membro

    Paola, eh? proprio un bel nome!!!!!!!!!!!!!

    Benvenuta!!!

    in risposta a: scusate…mi presento anch’io! (I NOSTRI AMICI ANIMALI) #161099

    Paola P
    Membro

    Oh beh, benvenuti a tutti!
    ma vale se vi metto la foto del mio animale domestico, cioè il lievito? 😯 😯 🙄 😯 😉

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