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interessante!
PS no Gabriela, lo zincarlin è tutt’altra cosa, si produce da quello che potrebbe essere considerato scarto di lavorazione dei formaggi, cioè dal siero, a cui si aggiunge un pò di latte di capra. Può essere fresco o stagionato. E’ un formaggio povero di recupero, e in questo, hai ragione, sta l’analogia.
http://www.buonalombardia.it/browse.asp?goto=11839” onclick=”window.open(this.href);return false;
http://www.corrierecomo.it/pg_interna.cfm?IndiceID=64&MenuID=5” onclick=”window.open(this.href);return false;
Lo prendo in un alpeggio che lo prepara proprio come descritto nel primo link. Però sul “delicato profumo di vaniglia” avrei da ridire 😆 😆ah ecco, vero! il formaggio grattugiato (a Pietro piace il gorgonzola, ma eviterei 😆 ).
Forse mi vengono non belli morbidi per via dell’uovo. Devo eliminarlo.
Grazie Didaah bon sono arrivata al punto in cui Sivi scrive che abbandona l’idea…
Ok non vi tedio oltre.@alexanna wrote:
io invece spesso l’ho fatto e sempre l’ho soffocato nel secchio dell’immondizia quando non si è suicidato da solo …..
vuoi un metodo rapido e semplice ?
fai il pane o la pizza con il lievito di birra ,
lasciatene un pezzettino da parte
rinfrescalo tutti i giorni
buttandone la metà ogni giorno per circa 15 giorni – un mese
dipende dal freddo e dai batteri lievitanti che hai in cucina
naturalmente lo devi tenere per questo periodo a temperatura ambiente = non in frigo
quando vedrai che raddoppierà in due- tre ore è pronto per essere messo in frigo ed essere rinfrescato ogni due o tre giorni
non ti preoccupare del lievito di birra iniziale
in capo ad un mese di rinfreschi sarà bello che sparito 😉Alexanna secondo me ha ragione. Potrebbe essere un buon metodo per partire a patto di usarne pochissimo, perchè il lievito di birra ha bestiole molto robuste e combattive, è selezionato per questo!, che tenderanno a soffocare i lieviti “selvatici” e batteri lattici, ma sulla lunga potrebbero farcela. Però poi tieni quel tuo lievito per anni e cambierà sempre di più, migliorando e arrichendosi di quelle spiecie che non sono presenti in un lievito commerciale. I lattobacilli sono in particolare quelli specifici che danno il sapore “speciale” al pane con lievito naturale, e sono in equilibrio con altri ceppi di saccaromices, cppo a cui appartiene quello biotecnologico del lievito di birra.
@sivi wrote:
Vorrei proprio provare a fare il lievito madre, stavo dando un’occhiata qua: http://www.gennarino.org/lievitonatu.htm” onclick=”window.open(this.href);return false;
(ehm…io non fumo quindi non faccio pausa-caffè a lavorare, in compenso faccio qualche pausa-ricetta 😳 )Volevo sapere se voi siete è mai cimentate in questa sfida (se non sbaglio, Paola e Luisa voi l’avete fatto..??) e come avete fatto, se come descritto su gennarino.org o in altro modo.
E’ proprio necessario essere così rigorosi? (farina W130?!? quelle “normali” che si trovano al supermercato che forza hanno?? Poi ph, temperatura… la mia bisnonna lo faceva il lievito ma non credo proprio che stesse a guardare queste cose 🙄 )
Poi, in che dose si usa il lievito madre rispetto al lievito di birra? Sempre 25 gr./kg?Beh posso iniziare a rispondere anche io a Sivi, anche se forse lo avete già fatto.
Dunque, io ho seguito la ricetta di partenza con farina acqua un cucchiaino di miele un cucchiaio di olio, se non erro. Se nessuno te l’ha pubblicata la cerco.
Non è affatto necessario essere così rigorosi, io ho usato una farina barilla se non sbaglio, 00, per di più!“in che dose si usa il lievito madre rispetto al lievito di birra? Sempre 25 gr./kg”
beh sulla dose.. dipende. Non stiamo parlando di un lievito standard commerciale. Il lm ha le sue ideuzze, i suoi momenti no, e quelli di esuberanza, la giornata fredda e quella calda, la fase lunare, il colore del tuo grembiule ecc. Ha tutto un effetto. 8)
Però in generale puoi usare la dose che vuoi, anche 25 g al kilo se hai pazienza, mooolta pazienza. Però non è raccomandabile.
La cosa da ricordare è questa
tanto lievito = lievitazione veloce
poco lievito = lievitazione lenta
Ci sono dei limiti: mai ti si lieviterà niente in meno di 3-4h* a meno di rinunciare al sapore e ottenenerti un pane ultra acido. E non puoi ragionevolmente andare oltre i due tre giorni di lievitazione o ti andrà a male tutto prima che lieviti.
Poi ci sono tutti quei fattori di cui sopra.*riesci a farlo lievitare in poco tempo se ti prepari un preimpasto, ed è quello che faccio io per usare lm nella macchina del pane.
Non è affatto vero che è una cosa straoimpegnativa da usare e accudire, io lo sto verificando in questo periodo. Il mio lievito ha un buonissimo carattere. Ad es. non si è offeso queste vacanze che l’ho miseramente dimenticato a Milano per 20 giorni, senza neppure rinfrescarlo. Era solo un pò mogio al rientro (non c’è niente da fare è giustamente geloso di Pietro), ma due rinfreschini prima di fare il pane lo hanno riconciliato con me.
OHO. Appena riesco mi leggo tutto!!!
ohibò ohibò qui si parla di paneterapia!!!!!!!!!!!!!!!!! su questo non è ancora stato scritto un libro!
http://www.lacucinaitaliana.it/default.aspx?idPage=1654” onclick=”window.open(this.href);return false;Ofelia, ne pubblichiamo uno insieme?
In efetti la cosa che cucino con i maggiori effetti terapeutici è proprio il pane.Ah beh bella idea, magari così riesco a scrivere qualcosa anche io!!! 😆
Noi pranzo da asporto tutti i giorni. Cena si vedrà.
Dunque pranzo io pane e prosciutto crudo, una mela
Andrea pappardelle ai porcini avanzate dalla cena di domenica sera, e arachidi e pistacchi come dolce frutta aperitivo che ne so, per completare la pasta.
Pietro al nido: polenta e bruscitt 😯ieri sera riso in pentola pressione con le verdure surgelate del minestrone, questi “risotti” in pentola a pressione sono la mia salvezza e li leggerete spesso. Sono buoni, caldi, sani e piacciono a tutti e tre. Anche ai miei uomini che odiano le minestre!
Cnsideratelo una specie di minestrone solido, o una via di mezzo tra un minestrone e un risotto ( 😯 ).
Faccio così: soffritto di cipolla in poco olio, tosto il riso, aggiungo le verdure ancora congelate senza troppi complimenti, e lascio un pochino insaporire, quindi aggiungo acqua calda (circa un dito oltre il livello dei “solidi”). Chiudo. A 4-5 minuti dal fischio spengo, aggiungo parmigiano e si mangia. Varianti infinite, cambiando verdura. O invece della verdura si può mettere anche salsiccia e zucca e solo salsiccia, o con brodo, invece di acqua, e zafferano.
Siete ancora tutte vivi o svenuti dallo choc di questo piatto quasi blasfemo, visto che in famiglia lo chiamiamo “risotto”*?
Diciamo che in 20 min ho pronta la cena. E scusate se è poco! E mi aiuta anche Pietro, fa “ahi ahi” mentre uso il vietatissimo coltello per tagliare la cipolla, fa “brrrr api” mentre apro, anzi, “apo” il freezer per prendere le verdure, mescola, gratta il formaggio con me, fa “pshhhhh” mentre la pentola sibila, così che mi ricorda di fermare la cottura al tempo giusto, e cosine così. 🙄*ovvio che quando ho tempo (ma quando???? ultimamente sta diventando un lusso) cucino il risotto come si deve 😉
Bon, l’ho letto.
Non è male, ma mi è sembrato un pò … tiepido. Manca di passione. Superficiale. Un pò pretenzioso, come ci si aspetta da uno psicologo che parla di cucinoterapia, forse.
Ma è simpatico da leggere. Bellissime le immagini, in particolare quella di una prova del cuoco antesignana.
L’unica cosa che mi ripetevo leggendo è: Ofelia lo avrebbe scritto meglio, con più poesia, più evocativo, più tutto.
Ofelia, mica mi scrivi il tuo cucinoterapia? 😉ciao a tutti, stasera partiamo per Spezia, dove passeremo il natale (nonna Linda in ospedale, si è rotta un femore, un lungo calvario che non sto a descrivervi, speriamo solo che si faccia forza) e poi andremo all’altro capo della liguria da mio nonno fino all’epifania. Spero che Pietro si rimetta dai malanni dell’asilo nido, e noi con lui. Il nido può uccidere? forse no, ma mettere K.O. un’intera famiglia sì!!! e con bacilli ben selezionati e robusti! 😆 (ridiamoci su, va là, che è meglio!)
Nel mio piccolo insieme statistico famigliare:
-nonno abruzzese: si festeggia la vigilia, e non importa più di tanto il pranzo di natale
-nonna milanese: assolutamente pranzo di natale e la vigilia si mangia una cosa qualunque come tutti i giorni
-nonni bassa padana: idem come nonna milanese
– a casa miei genitori: la vigilia si mangia qualunque cosa capiti, anche avanzi del mezzogiorno se è il caso, e si festeggia con il pranzo di natale. Al limite ala mezzanotte si apre un panettone mentre si spacchettano i regali.
– a casa di Andrea (liguria) si festeggia il pranzo di Natale, ma a volte anche la Vigilia (direi che sono i più furbi!!!).
– a casa nostra… mah… non siamo ancora stati autonomi, ma sempre a casa degli uni o degli altriA parte a casa del nonno abruzzese di sopra, che mi narrava decine e decine di portate (ma forse si sconfinava nella leggenda della memoria nostalgica), in tutti gli altri pranzi che ho citato si prevede un secco: primo secondo e contorno e dolce e frutta secca.
macchè zero di zero! mi son stampata le varie ricette, aggiunto noticine e ragionato un pochino, ma non sono riuscita a trovare un tempo ragionevolmente lungo per mettermi all’opera!
Il top della cucina (oltre a quella della sopravvivenza, si intende, cioè mettere in tavola un pasto caldo) in questi giorni è stata una ciambella allo yoghurt [smilie=smilie24.gif] 😆 ho pure pensato di farla nello stampo del panettone con le uvette e i canditi!!! questo sì che sarebbe stato fast fast fast! (ohè magari veniva pure carina…)
Lo tengo per l’anno prossimo, che, ho come la sensazione, mi vedrà in condizioni simili!mmm troppa farina, la mdp non ce la fa… al max il primo impasto… A meno che non voglia far dei panettoncini, però non ho gli stampi… mumble mumble… no dai metterò al lavoro quel bravo ragazzo del ken… vabbè vado a pensare a voce bassa 😉
buon lungo we a tutti!Si si dal panettone Simili ci ero passata anche io, ma era in un’altra vita 😆 😆
vediamo un pò magari faccio la mia solita crasi di ricette, usando gli ingredienti di Roberto con il processo su mdp, tipo quello riportato da Ofelia (che è poi come faccio il pane con lm con la macchina del pane, in effetti! spengo, aspetto che lieviti quel che serve e faccio ripartire il programma da zero).
Mah vediamo se e cosa combino.Susanna hai ragione, e io da sempre come modo per dimostrare allegria o festa, cucino. In caso di una tristezza improvvisa, o per tirare su qualcuno di famiglia un pò mogio, io cucino. Se sono nervosa taglio le verdure fini fini, mi rilassa. E’ la mia “madicina” come direbe Pippi Calzelunghe (uei che citazioni dotte!!!)
E ci sono delle cose che cucino solo per le persone a cui voglio molto molto bene. E in occasione di malattie mi son sempre messa a cucinare, ed è meglio dell’aspirina! mi son fatta di quei pani spettacolari durante certe influenze con febbre a 39! che aiuti la lievitazione 😀 😀 ?Il discorso è complesso, non ho tempo per scrivere tutti i miei pensieri, e neppure credo di averli ancora tutti a fuoco per benino. Ma psicologia e cucina sono molto collegate. La cucina non è una tecnica, è un fatto molto “emozionale”.
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