Risposte al Forum Create
-
AutoreArticoli
-
5 Gennaio 2007 alle 9:37 in risposta a: scusate…mi presento anch’io! (I NOSTRI AMICI ANIMALI) #161121
@nonna Ivana wrote:
….
il lievito madre o padre…non vuole andare in adozione…lo capite o no????
Non sia mai che io ne adotti uno…alla mia età poi…chissà che disastri accadrebbero!!!!
Buona giornata
Ivana
Ivana, credimi, questa adozione è stata una delle più belle esperienze di questi ultimi anni! [smilie=flower-smilies-snap.gif]
4 Gennaio 2007 alle 23:21 in risposta a: scusate…mi presento anch’io! (I NOSTRI AMICI ANIMALI) #161117Ma lo sapete il bello qualè? che la stessa Paola non vuol assolutamente saperne di essere madre del mio lievito madre 😆 😆 😆 .
Quando le ricordo che ho adottato un suo cucciolo comincia a tergiversare, a dire che un po’ alla volta s’è modificato, che non è più quello…sembra la reclame di quel caffè di Bonolis…”sarà l’acqua, sarà l’aria…”
In effetti devo ammettere che pure io un po’ l’ho trovato cambiato il lievito una volta che per un po’ l’ho mandato in ferie a casa della mia futura nuora, ma è pur sempre il mio cucciolo…soprattutto ora che è rimasto il mio unico animaletto, dopo che anche Gioacchino, il canarino ci ha lasciati 😥Scouts per vocazione familiare…lo era mio fratello, i suoi ( e miei) amici,mio figlio, gli amici di mio figlio, alcuni dei quali praticamente sono “miei figli adottivi”. Quando mio figlio era Akela poi ero “zia” di tutta una serie di lupetti. Ora che ci penso anche i miei nipoti veri erano scouts. 😀
Ivana, che belle le tue foto e che belli i vostri racconti su com’erano al nord i forni a legna.
Dalle mie parti i forni erano un’attività commerciale di privati, il fornaio accendeva all’alba il forno e lo teneva caldo per tutto il giorno, la gente che aveva qualcosa da cuocere, pane, dolci, focacce, pasta al forno, arrosto e quant’altro portava il suo tegame e lo affidava al fornaio, poi andava a ritirarlo quando la pietanza era pronta.
Il fornaio di nonna, ricordo, era un ometto…piccolo e nero ed aveva un nipote che lo aiutava ed al quale, tra l’altro, era affidato il compito di fare, al mattino il giro dei clienti “di riguardo” per chiedere se avevano qualcosa da infornare ed a che ora si doveva passare a ritirare il tegame.
All’ora stabilita arrivava con una larga tavola in equilibrio sul capo, appoggiata su un cercine, ritirava il tutto, ci appoggiava sopra un telo di garza per proteggere i cibi dalla polvere e dalle mosche e tornava poi con le teglie fumanti, chiamando, fin dal portone: “Donna Loffrè,sono Antonio del fornoooooo!” ( Loffrè era lasua personale versione del nome di mia nonna, Ofelia).
Qualche volta, per qualche emergenza, andavamo noi a chiamare Antonio al forno, che era un locale sotto il livello della strada, una specie di scantinato che veniva detto “Cddarie” ( non saprei come scriverlo per rendere la pronuncia) derivato dal latino “Cellarium”, una specie di rovente inferno in miniatura in fondo ad una scala ripida in cima alla quale ci fermavamo strillando “Antonio, la nonna ti vuole!” 😀una delle tante storie legata al sale ed alle gabelle e monopoli su di esso imposti è quella della Marcia del sale del 1930, organizzata da Gandhi, in India per protestare contro la tassa sul sale, stabilita dal governo inglese, che penalizzava grandemente gli strati più poveri della popolazione.
Notoriamente contrario alla violenza, Gandhi ricorse, anche in questa, come in altre circostanze, a una forma di disobbedienza civile non violenta, avviandosi a piedi, con pochi amici e seguaci verso il mare. Man mano che procedeva il piccolo nucleo di persone si ingrossava sempre più per tutta la gente che si aggregava, senza reagire ai colpi della polizia che, disorientata non riusciva ad ostacolarli veramente. Giunto in riva al mare Gandhi raccolse e spezzò un cristallo di sale, imitato da coloro che lo seguivano…
Mi sembra quasi di vederla la scena, come se si fossero improvvisamente animate le statue che, in una via di Dehli rappresentano l’avvenimento, figure fragili e scure, come una catena e intorno la stessa energia positiva che scaturisce dalla serenità interiore e che ho percepito sulla tomba del Mahatma.ancora storie del sale in futuro! 😉
C’è anche un sistema per pulire il rame, che mi ha insegnato la vecchietta che mi ha venduto una vecchia caccavella di rame annerita: “prendi un limone, lo tagli a metà, metti in un piattino il sale fino, ci intingi il limone …olio di gomito e vedrai…ORO!” Be’ è vero!
Ciao, un’altra nuova amica, che piacere!
mi capita di essere rauca ed afona e la cosa, dato che son chiacchierona, mi deprime al punto che non esiterò a seguire il consiglio alla prima occasione!
grazie mille!Bella ricetta Doris! Appena finiscono i vari pandoro e panettoni di scorta la proverò.
Sai sono un’esperta di autofinanziamento scouts :wink:, mi capita ancora di preparare qualcosa.
Il profumo si sente eccome! Malgrado le abbuffate varie di questi giorni fanno davvero voglia.
Io mi limito ad ammirare, non sono sicuramente all’altezza di simili meraviglie… non ci provo neppure, anche se mi piacerebbe.
Ciao, Doris, benvenuta. La famiglia si allarga eh? 😉
ricordo anch’io la saliera di ceramica, più o meno della stessa forma, ma non attaccata alla parete,bensì su una mensola insieme ad altri barattoli, tra cui spiccavaper la sua diversità, con i nomi in caratteri gotici (??) di zucchero, caffè, farina, sale fino.
E poi ricordo anche il grande piatto di vetro verde della bilancia su cui si pesava il sale che si vendeva, sfuso nelle rivendite dei Monopoli di Stato, ne tempi remoti della mia infanzia.
Già perché il sale era dall’inizio della civiltà (..ehi, piano, non son mica così vecchia!!!) una merce molto ambita e pregiata al punto da far nascere delle vie e rotte che ne portavano il nome e da essere motivo di rivendicazioni e lotte.
Ovvio che il potere statale, nelle sue varie espressioni, vedesse nel sale un sicuro sistema di garantirsi un’ entrata.
Sempre con riferimento alle saline di Margherita di Savoia, a cui accennavo,prima del Tardo Impero romano i cittadini ricavavano dal mare il sale sia per il consumo personale sia per farne oggetto di scambio. Successivamente, pur restando la produzione del sale un’attività privata, fu stabilita una tassa sul sale, precisamente un vectigal, come venivano definite le impose dirette soprattutto relative a beni aventi origine demaniale.
Il transito sulle strade su cui veniva trasportato il sale era soggetto a pagamento ed il gabelliere che le controllava richiedeva un obolo commisurato al valore della merce.
Nel tempo, come aihmé anche ai giorni nostri accade, l’aliquota dell’imposta salì vertiginosamente, passando da circa il 2% sotto l’Impero al 20 % in epoca medievale. Niente di nuovo sotto il sole eh? In fondo è un po’ quel che accade oggi con il petrolio e la benzina!
Federico II, oltre a godersi in terra di Puglia il suo Castel del Monte fu il primo ad avere la luminosa idea di dichiarare monopolio dello Stato il commercio del sale pur lasciandone la produzione ai privati , il tutto con grandi vantaggi economici per lo Stato stesso.Gli Angioini, dal canto loro, fecero ancora un passo avanti attribuendo al Demanio le saline ed istituendo la “tassa focatica” ( valore 5 carlini) così detta perché veniva assegnata una quantità prefissata di sale ad ogni “fuoco” o nucleo familiare, dietro pagamento appunto della predetta somma.
Conseguenze furono, oltre ad indubbi vantaggi economici per lo Stato, speculazioni, abusi, contrabbando ed altre piacevolezze, ma, si sa, senza sale la vita non ha sapore…
Poi ci sono altre storie, ma avremo tempo si parlarne.Ivana, da ex cittadina modenese queste immagini mi riempiono di nostalgia.
Malgrado l’abbuffata anche di oggi, l’idea di una tigella con un battuto di lardo e rosmarino…
Qui ho pure visto l’apposito attrezzo, ma proprio non ho più posto 😕 😕
proverò a vedere se le trovo pronte al supermercato della marca che dici.Buon primo dell’anno! Augurissimi a tutti voi di questa accogliente casa.
Ieri sera mi sono adeguata alle richieste dell’uomo della mia vita, unico commensale a cena, lui non vuolerinunciare alle tradizioni di casa sua, quindi:
tartine al salmone affumicato
tortellini in brodo
cotechino
purea di patate
lenticchie
insalatina verde mista
lenticchie
uvaFuori tradizione
dolcetti natalizi di casa mia 😉Champagne e pandoro.
vi metto le foto della tavola preparata. Abbiamo cenato al lume di candela. (…vecchi rimbambiti! 😆 😆 )
oggi, sempre a richiesta del maritino
tartine al formaggio con l’uva e le noci
timballo di anelletti
bollito misto con le debite salse
insalata di pollo
insalatina
uva, mandarini e frutta secca
pandoro con crema al torrone.il timballo di anelletti l’ho preparato ieri, visto che c’ero ne ho preparati altri due e li ho messi in freezer: uno per l’epifania, quando verrà mia cognata, l’altro per una emergenza.
@betta wrote:
Un`altra ricetta semplice semplice,
TAGLIATELLE AL GORGONZOLA E BROCCOLI
Buon appetito
…un’altra ricetta da copiare quanto prima.
Grazie sempre! -
AutoreArticoli