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Non sapevo che questi funghi si chiamassero Portobello, fatti così e con un nome simile…saranno ancora più gustosi.
Grazie Betta.Eh, no, Ivana, non si fa così 😆 😆 😆
Cerchi di scaricare addosso a me le ire di C……o? Mi accusi di istigazione a delinquere???? 😆 😆 😆bellissimo il gong, mi sa che Paola ha ragione suul’uso da parte di C ❗ ❗
Ciao…ti aspettavo al varco! 😆 Ti avevo vista arrivare ieri sera!
Benvenuta, con una mamma così devi essere speciale per forza!
allora vediamo:
in Cina mi hanno insegnato ad usare le teiere di terracotta, una per ogni tipo di tè e ad usare un misurino, sempre di terracotta per prendere le foglie; il mio rappresenta un vecchio saggio, in ricordo dello scrittore Lu Yu che, alla fine del 700 fu incaricato di scrivere il primo trattato sul tè, il “Cha Chang” ( la Sacra Scrittura del tè ).
La leggenda fa risalire la scoperta delle proprietà del tè addirittura a millenni avanti Cristo: secondo la tradizione il mitico imperatore Shen Nung, che usava dissetarsi solo con acqua bollita, se ne stava un giorno all’ombra di una pianta e alcune foglie della stessa caddero nella sua tazza di liquido bollente. Fu così che il sovrano assaggiò il primo tè!Sempre in Cina, visitando i “giardini del tè” ( ossia le coltivazioni) ho spesso “degustato il tè con una coppia di tazzine, una alta e stretta ed una bassa e larga.
Il tè viene versato in quella alta perchè l’aroma salga verso l’alto e si possa annusarlo, poi la tazza si copre con quella larga e, tenendo tra pollice ed indice si capovolge il tutto, si toglie la tazzina alta e si può bere il tè da quella bassa…alta acrobazia!!!
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certo che per i miei gusti quelle tazzine sono di un piccolo…
Dida lo sa che io per il te e il relativo corredo sono davvero fanatica.
Non posso invadere il forum con le mie teiere, ma vi mostro questo copriteiera gigante, dono di un’amica il cui papà l’aveva portata dalla Russia.
😳 😳 Non fate caso aldisordine di casa mia.
poi torno con qualche altra caccavellina a tema!Mi fate ripensare a quando, all’epoca in cui aspettavo Gianluca, mi ero fermata dalla vecchia ortolana del paese di mio marito. Lei parlava uno stretto veronese di campagna, mio marito era stato trattenuto altrove ed io capivo la metà di quel che lei mi diceva, parlava di quel che aveva preparato a pranzo…cotechino…non so che altro e “fugassin”. In effetti lei aveva parlato tanto, ma io capito solo questo.
Il fugassin, di cui mi offrì un assaggio era una specie di pastafrolla e ne mangiai un pochino.
Solo dopo, quando arrivò mio marito, mi spiegò, in separata sede, che in campagna il fugassin lo facevano col grasso raccolto una volta raffreddata l’acqua in cui s’era cotto il cotechino…bah, che dire, non so perchè ma la cosa non mi entusiasmò…anche se il dolce non era male e, ammetto, non mi risultò indigesto.Ed ecco a voi…Doretta l’infarinatrice perfetta
Come vedete è in due pezzi, in quello senza fori si mette la farina, ci si aggiunge il cibo e si copre con il secondo, che si può anche capovolgere come coperchio. Si scuote ben bene e poi si estraggono i pezzi infarinati, si mettono nel cestello bucato, incastrato sull’altro in cui, scuotendo nuovamente, si raccoglie la farina in eccesso.
Nota interessante: all’ampio movimento rotatorio che serve allo scuotimento si accompagna un inevitabile ondeggiare dei fianchi, che rende l’operazione molto interessante per…gli uomini di casa! 😆
Che belle che sono ed anche ben presentate.
E chissà che buone! [smilie=053.gif]@nonna Ivana wrote:
Ma di che zona è ‘sto coso?
Molto interessante, pratico, chissà cosa lo sostituisce oggi?
Grazie
Ivana
credo, Ivana che fosse diffuso un po’ in tutto il Sud d’Italia, immancabile nel corredo di ogni massaia insieme all’ “infarinatrice”…quest’ultima la conoscete? Altrimenti fotografo la mia, che si chiama, come scritto a suo tempo sull’etichetta,” Doretta, l’infarinatrice perfetta”!! 😆
Temo che oggi la sostituzione del colafritti sia la semplice carta da cucina…ma non c’è paragone!
Ricordo invece, come sostituto dell’infarinatrice, il sacchetto di carta del pane con dentro una manciata di farina.ottima ricetta! I bussolai sono buonissimi.
Gabriela, Paol@…avete capito quelle lì cosa facevano mentre noi tapine maratonavamo verso la stazione ferroviaria??? 😈
Paol@, mi sa che ti va bene pure la pasta e piselli che ho appena postato.
e se vuoi un dolce senza latte e uova potresti provare la torta bilbolbul che ho postato tempo fa, puoi sostituire il pochissimo latte che ci andrebbe con un po’ di margarina o olio di semi ( ci ho provato).
Ah, mo’ vi faccio vedere io che pezzo artistico…sottratto 😳 tempo fa dalla cantina della mia mamma.
Scommetto che se lo vede Carlino…ecco a voi, Signore e Signori, un monumentale, autentico “colafritti” degli anni ’40! 😆 😆 😆
Per chi non lo sapesse, si posano i fritti appena pescati dalla padella nel piatto ( amovibile) e nel recipiente sottostante si raccoglie l’olio che è rimasto sulla frittura.Quando ho la fortuna di avere uova direttamente da chi ha le galline io le lavo, così mi hanno insegnato.
Quelle che si comprano al supermercato sono sempre così pulite che son sicuramente lavate! -
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