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Questo argomento contiene 24 risposte, ha 0 partecipanti, ed è stato aggiornato da gaviota argentea 17 anni, 6 mesi fa.
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1 Dicembre 2006 alle 17:36 #159389
O’ tarallo profuma: è chiatto e tunno,
nasce a Napule, e va pe tutt’o munno.
Che tene? Pepe, ‘nzogna e past’e pane.
‘O panettiere ‘a forma ‘a fa ch’e mane:
ncoppa ce mette ‘a mandorla, ch’è doce
e nforna tutte cose: s’adda coce.
Po’ sta ‘o tarallo ‘e Puglia: il tarallino,
fatto con l’olio. E’ assai più piccolino,
ha pochi grassi (lui di strutto è privo):
si sposa bene con l’aperitivo.
Tarallino e tarallo so’ speciale:
tra loro songo amice, e non rivale.
Si (arrassusia!) succede nu’ casino,
fernesce sempe a tarallucci e vino!1 Dicembre 2006 alle 19:23 #159390😆 😆 😆 😆 😆 😆
Bellissima!1 Dicembre 2006 alle 21:33 #159391Luigi…. mi sorprendi!!!! [smilie=041.gif]
26 Agosto 2007 alle 10:42 #159392la metto io la ricetta di taralli sugna e pepe….le ho fatte un paio di volte quest’anno…..400 g.farina…..120 g.sugna….20 g.lievito di birra…..100 g.mandorle…..sale e pepe nero….. 🙂 🙂 🙂
26 Agosto 2007 alle 11:04 #159393Ma perchè Ofelia non si potrebbe più rifare? Non dico di raccogliere le conchiglie a Jesolo per esempio….ma se si capitasse in un posto abbastanza pulito lontano da centri industriali perchè no? Poi è bollito a lungo mi pare, allora Ofelia neanche più cozze, vongole ecc dovremmo mangiare pià se pensiamo bene.
Se capiterò in un posto che mi ispira terrò a mente questa ricetta e proverò a rifarla, l’hai descritta cosi bene che quasi sentivo il sapore del mare. 🙂 🙂
26 Agosto 2007 alle 15:13 #159394@alexanna wrote:
mica solo questo ..
con l’acqua di mare a napoli si bagnavano le “freselle”le freselle sono queste
alex e amiche,
invece mio nonno mi raccontava la passeggiata con le ragazze in barca,dove in mezzo al mare s’inzuppavano i famosissimi taralli sugna e pepe,e infatti in molte canzoni è citata l’acqua di mare……..
‘e pè sciampagne ce stà l’acqua e mare!!!
e come champagne gusteremo l’acqua di mare….
mjjjjjjjjjjjjjjj,ndò stai?
champagne
grazie offy e admin,io mi cuommovo sempre quando leggole storie del passato
26 Agosto 2007 alle 15:17 #159395@luigif wrote:
A Napoli le freselle le vendeva il “tarallaro”, che batteva incessantemente le strade della città coi suoi mitici taralli “nzogna e pepe” contenuti entro una grande sporta, e tenuti in caldo da una coperta. Spesso si portava appresso anche un po’ di freselle (come si vede, ancora una volta in posizione subalterna, mai protagoniste).
Intorno al 1870 questo era il grido del tarallaro: “pe ve scarfà lo stomaco in chesta piattella, cotiche cu freselle ognuno sta a magnà!”
Cibo per lo stomaco del popolo, la fresella è perciò presente nella lingua del popolo; il dialetto. E proprio in dialetto la citano due grandi della poesia napoletana, Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo.
A segnalare la familiarità dei napoletani con la fresella, a Napoli questo termine passò, nei secoli scorsi, ad indicare le percosse (‘e mazzate”), e l’organo sessuale femminile (“Chella guagliona teneva sotto na fresella….”) .
Nel passaggio dal vernacolo alla lingua; dal popolino alla cultura, la fresella sparisce. Nei dizionari italiani non compare affatto, se non in quelli gastronomici. Uno per tutti, il Piccinardi, che alla voce “frisella o frisedda” recita: “Pane biscottato a forma di ciambella tipico della Puglia e della Campania. Viene fatto con farina bianca o integrale, acqua e lievito di birra. E dopo una prima cottura viene tagliato a metà e rimesso in forno a biscottare. Prima di essere consumato va ammorbidito in acqua fredda….”
Come per la caponata, sull’origine del termine “fresella” non vi sono certezze. Sgomberiamo per prima cosa il campo dalle false etimologie, che chissà perché sono di solito le più accreditate: fresella non deriva da “fresa”. Le due cose non hanno visibilmente niente in comune, senza contare che la fresa è nata molto dopo.
E nemmeno proviene da “fresillo”: in napoletano, nastrino. Anche se la forma oblunga della fresella potrebbe richiamare, alla lontana, un nastro.
Certe etimologie verrebbe voglia di accreditarle solo per rendere omaggio alla fantasia degli studiosi che le hanno partorite. E’ il caso di questa: “frisoles”, che in spagnolo vuol dire fagioli. Ed è appunto nella già ricordata acqua di fagioli che un tempo veniva spugnata la fresella. Peccato che, questa pratica fosse solo una delle tante, e certamente non la più diffusa.
Fresella deriva invece, con buona probabilità, dal latino “frendere”, che vuol dire macinare, pestare, stritolare. Plinio usava questo verbo nell’accezione di “ridurre in piccoli pezzi”, e da questa radice proviene l’aggettivo “friabile”. Ed è esattamente questo il destino della croccante e ruvida fresella: più o meno ammorbidita nell’acqua o negli altri liquidi, viene sminuzzata senza alcun riguardo. Lei però, in linea col suo “understatement” e col suo spirito di servizio, non ne soffre; anzi, ne è fiera.prossimamente forse anche oggi pubblichero la ricetta della fresella
napoletana na vera “specialità” du vesuvio….. 😉 😉carissimo luigi,
mio padre era di posillipo,e quando la domenica ci portava a fare la famosa passeggiata a mergellina,tassativamente ci si fermava “da cafona” a mergellina dove si compravano i “taralle cavere”a seguito birra fredda,ricordi del passato che sono riaffiorati leggendoti.
grazie luigi per la spiegazione molto molto curata
26 Agosto 2007 alle 16:13 #159396Tutto questo mi era sfuggto, ho letto tutti gli interventi che sono uno più bello degli altri. Come è cambiato tutto purtroppo! Per fortuna rimangono i ricordi.
grazie a voi tutti 😆
2 Settembre 2007 alle 0:23 #159397Che bello questo thread. Mi avete fatto venire in mente una cena di …tanti anni fa…Paolo Rossi era un eroe e noi campioni del mondo…Io e la mia migliore amica eravamo in giro per la Spagna in tenda, e arrivate tardi una sera in un ostello orrendo abbiamo deciso di accodarci a due ragazzi di milano che avevano la macchina e stavano anche loro scappando…abbiamo deciso di dormire senza neanche le tende in una caletta piccina piccio’ in fondo a un dirupo dove siamo scesi che era gia’ buio, e al buio abbiamo preparato due spaghetti con l’acqua di mare…e sarebbero stati anche belli saporiti, ma se fossimo andati a pescare l’acqua un po’ piu’ al largo forse saremmo riusciti ad eliminare la sabbia!!!
un bacio
Bat2 Settembre 2007 alle 9:57 #159398Mare pulito…..quando ero bambino, a Cattolica, mio padre scavava tra la sabbia, prendeva le telline, le apriva e me le dava da mangiare fresche e profumate di mare…….
2 Settembre 2007 alle 11:42 #159399ma che belli questi ricordi e queste tradizioni che ormai sono ricordo. Il concetto di mare pulito…bè neanche le acque antartiche potrebbero venirci in aiuto adesso 😆
Però ricordo una notte d’estate di trentanni fa, mio zio fuori con amici pescatori e al ritorno all’alba ci portò a casa chili di canocchie/canoce/pannocchie (questo è come le chiamano in quel di Porto San Giorgio) lessate nell’acqua di mare (mare aperto ma pur sempre Adriatico), una vera bontà…
Alcuni inquinanti c’erano anche trent’anni fa (anzi oggi troviamo quelli che c’erano allora), solo che beata “ignoranza” non lo sapevamo e tutto ci sembrava migliore… -
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