Un pensiero sul simbolo dell’uovo per augurarvi Buona Pasqua

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Questo argomento contiene 4 risposte, ha 0 partecipanti, ed è stato aggiornato da  PhysicalGraffiti 12 anni, 4 mesi fa.

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    PhysicalGraffiti
    Partecipante

    [centra:39lqbtua]Ab Ovo[/centra:39lqbtua]

    Un termine che si utilizza spesso. Ma da dove deriva?

    Ne parla Orazio nella sua Ars Poetica o meglio, lo inventa per intendere che non si dilungherà fino al punto di citare i fatti della guerra di Troia (il corrispettivo in lingua italiana è ”iniziare un discorso partendo da Adamo ed Eva”).
    Fin dalle origini, quindi, vi fu l’uovo.
    L’uovo di Leda, mitica sposa di Tindareo, re di Sparta, amata da Giove. Il dio apparso in forma di cigno, giacque con lei presso il fiume. Il frutto della loro unione fu un uovo (due o quattro a seconda della versione del mito) dal quale nacquero i gemelli divini Castore e Polluce, Elena di Troia e Clitennestra. [1]

    [centra:39lqbtua][/centra:39lqbtua]

    [centra:39lqbtua]Correggio, Leda e il cigno, 1531-32, Berlino, Staatliche Museen[/centra:39lqbtua]

    Facendo un passo indietro..
    Anche adesso che ci avviciniamo alla Santa Pasqua, il simbolo piu’ ricorrente è l’uovo che è per eccellenza la raffigurazione del concetto di vita, di rinascita.
    Nel mondo antico viene spesso raffigurato negli affreschi sulle pareti delle tombe soprattutto in ambito greco dove l’uovo compare fra le mani dei banchettanti nelle raffigurazioni pittoriche di soggetto simposiaco, ancora di piu’ in ambito etrusco.
    In questi luoghi sono stati spesso rinvenuti, attraverso gli scavi archeologici, resti di uova deposte come ”reale” nutrimento per il defunto o – al più – per gli dei inferi. Ma non sempre si è di fronte ad autentiche uova. In alcuni casi gli scavi hanno restituito riproduzioni: troviamo oggetti che al di là della forma hanno la prevalente funzione di supporto di immagini.
    L’archeologo M. Nilsson raccolse un gruppo di esemplari ceramici di fabbrica attica, due di essi hanno una semplice decorazione floreale e geometrica, un terzo reca delle immagini animali (un cigno e un gallo, una serie di delfini) cui possono essere attribuiti molteplici valori simbolici (altre uova di analoga decorazione sono esposte nel museo archeologico di Atene. Altri esemplari invece manifestano un’incontestabile finalità funeraria, con scene che sembrano quasi essere l’una la continuazione dell’altra. [2]

    Lasciando la sfera religiosa, adesso ci occupiamo dei nostri avi romani.
    Sappiamo che essi erano grandi consumatori di uova. Selezionavano galline che erano in grado di produrne molte proprio perché l’apporto di proteine era indispensabile al loro equilibrio alimentare. Ciò fa comprendere il loro rispetto per le galline ma anche per ogni altro genere di volatile e soprattutto per le oche, sacre a Giunone. Infatti, essi mangiavano anche uova d’oca, d’anatra e di uccelli selvatici.

    [centra:39lqbtua][/centra:39lqbtua]
    [centra:39lqbtua]Tegame per cuocere le uova. Napoli, Museo Nazionale [/centra:39lqbtua]

    Una credenza molto diffusa voleva che le uova di forma allungata fossero di sesso maschile e quelle arrotondate di sesso femminile. Se ne era tenuto conto anche in cucina, ma non si trattava di sottigliezza da parte del buongustaio. Questa distinzione proveniva dal fatto che i produttori facevano covare di preferenza le uova in grado di produrre nuove galline, a loro volta future produttrici di uova.

    Ma come preparavano le uova gli antichi romani?
    Sostanzialmente in un modo molto affine al nostro, alla coque oppure sode o strapazzate. Si facevano anche omelette al latte mielato. Entravano anche nelle ricette per legare le salse, nella preparazione di molte pietanze e naturalmente anche nella pasticceria. [3]

    Inizio col citare in questa sede la personalità poliedrica e fantasiosa di Apicio che sarà nominato spesso negli articoli a venire. Cuoco estroso nato intorno al 25 a.C. È autore dell’opera Re Coquinaria. Di seguito, un antipasto tratto dai suoi scritti:

    [centra:39lqbtua]IN OVIS AP ALIS[/centra:39lqbtua]

    [centra:39lqbtua]Piper, ligusticum, nucleos infusos.
    Suffundes mel, acetum, liquamine temperabis.[/centra:39lqbtua]

    [centra:39lqbtua]Traduzione – UOVA BAZZOTTE (tenere)[/centra:39lqbtua]

    [centra:39lqbtua]Pepe, ligustico*, pinoli.
    Irrorarle di miele, aceto e lavora col garum.[/centra:39lqbtua]

    * Ligustico: antica pianta aromatica ormai estinta sostituita poi dal sedano.

    Fonti antiche:

    Apicio, De Re coquinaria, VII, 19, 3

    Bibliografia:

    [1] Hall J., Dizionario dei simboli e dei soggetti nell’arte, Milano 2007, p. 243

    [2]Bottini A., Archeologia Della Salvezza – L’escatologia greca nelle testimonianze archeologiche, 1992 pp. 66-67

    [3] Dosi A., Schnell F., Le abitudini alimentari dei romani in collana Museo della Civiltà Romana, Roma, 1986 vol. I, pp. 69-70

    Indice immagini:

    Tratto da : Dosi A., Schnell F., Le abitudini alimentari dei romani in collana Museo della Civiltà Romana, Roma, 1986 vol. I, p. 69

    #259574
    gabriela
    gabriela
    Partecipante

    Interessante dissertazione: me la rileggerò con calma domani, passata la battaglia… culinaria.

    Buona pasqua!

    #259575


    Brava la mia bimba… molto interessante tutto quello che ruota intorno all’uovo…. penso che se ne potrebbe parlare all’infinito… Grazie Valeria!!!
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    #259576
    gaviota argentea
    gaviota argentea
    Partecipante

    grazie,Valeria, è sempre interessante approfondire argomenti che spesso ci lasciamo scorrere davanti senza pensarci su.

    #259577
    Mariangela
    Mariangela
    Partecipante

    Me l’ero perso, grazie Valeria, molto interessante 🙂

    #259578

    Lilla
    Membro

    Anche a me era sfuggito, 😥 grazie Valeria bel lavoro interessantissimo. [smilie=011.gif]

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