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19 Febbraio 2007 alle 10:24 #149665
Ehi, siete soli davanti al monitor?
Allora provate a pronunciare, a mezza voce, queste parole: Pastasciutta, Risotto, Minestra.
Avete visto che diversità?
Quella U dall’accento tonico v’induce a chiudere le labbra, quasi a mimare un bacio e la S dolce, suadente, fa del risotto quasi un segreto sussurrato in confidenza.
Ma quella E grave della minestra, guardate come costringe ad allargare sguaiatamente la bocca, osservate l’inelegante caduta della mascella e poi quelle tre consonanti ammucchiate, stridenti…str…str…
Fateci caso, contro la povera minestra si alleano proverbi e modi di dire quali “se non è zuppa è pan bagnato” “è come una minestra riscaldata”, per raggiungere l’apice dell’astio in quell’adagio che ad ognuno di noi è toccato di sentirsi ripetere: “ o mangi questa minestra o salti da quella finestra”.
Ora io mi chiedo come sia possibile che nessun genitore si sia mai reso conto di ingenerare, avvalorare, ingigantire nell’animo infantile la convinzione che la minestra sia cibo talmente nefando, repellente e ignobile da dovervi ricorrere solo sotto la minaccia di un salto nel vuoto, evento terribile ed estremo, stando a quanto riferito dai genitori stessi, sempre pronti a ripetere “non ti sporgere” o “guarda di non cadere”.
E poi che angoscia l’alternativa subdola alla suddetta minaccia, cioè il “pensa al bambino povero che non ce l’ha” e al malcapitato fanciullino, astenendosi per rispetto filiale e reverenziale timore dal rispondere “dategliela a lui allora!” non resta che interrogarsi sulle possibilità dialettiche offerte dall’evangelico essere “poveri in spirito”.
E pensare che la parola Zuppa deriverebbe dal sanscrito “zu” e “pa”, rispettivamente “buono” e “nutrimento”.
Spiegatelo voi ad un bambino, che guarda con livore il suo piatto di zuppa che, fin dai tempi biblici c’era chi s’era venduto la primogenitura per una minestra di lenticchie o che, secoli e secoli prima di Cristo, un gastronomo cinese Scing Nang aveva già codificato una serie di erbe per le zuppe.
Raccontate magari al neghittoso pargolo quali tappe fondamentali per la sua alimentazione siano state l’invenzione della vanga e dell’aratro e la coltivazione dei cereali, origine prima di zuppe e farine da cui ricavare creme.
Davanti alla minestra un pargoletto tenderà persino a rivalutare la figura del famigerato Dionisio I il Vecchio, tiranno di Siracusa, che, come diremmo noi “non si faceva mancare niente” e fece pertanto arrivare da Sparta un cuoco famoso per farsi preparare il famoso “brodetto nero”, la specialità locale. Ecco, pare che l’efferato tiranno (quello che ha costretto tutti gli studenti della mia generazione a tradurre dal greco e dal latino l’aneddoto della lungimirante vecchietta) abbia sputato l’immonda schifezza in faccia al cuoco…segno che oltre ad avere tirannica potestà non aveva genitori né finestre da saltare.
Magari un po’ più accettabili saranno state le pappette per cui andavano matti i Romani (come testimoniato anche da Plauto e da Plinio) tipo la “puls” di farina di frumento, la “fitilla” di farina di miglio” e la “alica” fatta con la fecola e poi arricchita, secondo una variante introdotta da Catone, copiata da un’idea dei Fenici, con formaggio, mele e noci. Apicio suggerisce, dal canto suo, aggiunta di cervella o altre carni.
L’innovazione del brodo di carne per cuocere le minestre venne introdotta dai Benedettini di Saint Germain des Près, famosa divenne, infatti, una minestra con il nome dell’abbazia.
Chissà poi se, per convincere trecenteschi riluttanti pargoli, i medievali genitori ricorrevano alle regole della Scuola Salernitana:
“della zuppa hai quattro effetti
gli occhi aguzzi e i denti netti,
al mancante essa provvede
essa leva quel che eccede”
Pare che persino Giovanna d’Arco fosse assai ghiotta di zuppa di vino annacquato con fette di pane (che magari le “voci” fossero frutto di scarsa annacquatura?).
E che dire della famosa minestra “Crecy”, creata per consolare Filippo VI di Francia della sconfitta subita nell’omonima località? Il che non fu neppure un caso unico, dato che anche la “zuppa pavese” pare sia nata per confortare Francesco I, sconfitto, appunto a Pavia, dall’esercito di Carlo V.
Non a caso si parla di personaggi francesi, fu, infatti, in tale nazione che la “soupe” toccò l’apice della popolarità e della ricercatezza, ne fa fede la passione della regina Margherita di Navarra, che amava sperimentare sempre nuovi ingredienti e accostamenti e che diede vita alla zuppa di mandorle bollite nel brodo e alla minestra che, da lei, prese il nome di “minestra Regina Margot”.
Ah, queste donne d’un tempo, esempi di cortigiana sapienza, pratica saggezza e domestiche virtù!
Il buon Luigi XIV poteva ben contare non solo sui favori di Madame de Maintenon, ma anche sulle tonificanti virtù della zuppa di fagioli ideata dalla dama stessa.
E pure la Marchesa Pompadour, sfiorite altre sue effimere grazie, seppe ricorrere ad una zuppa di tartufi per contendere a più giovani e fresche beltà l’interesse regale.
Eh, sì, gli appassionati di minestre furono tanti: il Cardinale Alberoni, il Duca Richelieu., Luigi XVI (…le amava tanto che …ci perse la testa…) però a qualcuno tale amore fu fatale, dato che la consistenza e la varietà di ingredienti facevano delle minestre il ricettacolo ideale di veleni, mezzo assai diffuso per eliminare regnanti ed avversari politici. Vedasi, ad esempio, la famosa “Zuppa del giovedì” svedese, a base di piselli secchi, così chiamata perché, proprio in un giovedì del 1569 fece da tramite al veleno che tolse dalla scena Enrico XIV.
Ma, suvvia, non siamo pessimisti e finiamo in allegria al suono della sinfonia del Barbiere di Siviglia, composta da Rossini, pare dopo una scorpacciata di una certa minestra da lui creata.
E la vostra minestra preferita qual’è?19 Febbraio 2007 alle 11:00 #164352[smilie=clapping.gif] CHAPEAU
19 Febbraio 2007 alle 11:46 #164353gavi…..
zuppa di lenticchie
19 Febbraio 2007 alle 11:46 #164354Ciao Nuvole,
ottimo viaggio intorno alla minèstra!!!!
Io adesso ci metterei un bel piatto di zuppa imperiale…per non parlare dei passatelli….
Credo che a conoscerli meglio…farebbero estinguere tutte le “dicerie” che riguardano, in genere la “minèstra” !
Mica ha degli odori grevi..da storcere il naso!!! Anzi l’effluvio che ne esce è proprio da far resuscitare!!!!
Grazie per il contributo magistrale!!!!
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ivana
19 Febbraio 2007 alle 12:03 #164355E se dicessimo minestrina invece dello “sguaiato” m i n èè s t r a…
Per non parlare del “volgarissimo” M I N E S T R O N E…. (sembra quasi un tuono 🙂 ) che per farlo ingoiare a mia figlia doveva tramutarsi in un
passatino di verdure … paSSatino con due S bieche, sibilanti e subdole come la lingua biforcuta di un serpente … 😀 😀 😀 😀 😀
Però detto tra noi… che buoni i minestroni, le zuppe e le minestre…. e a te GAVI…. un grazie particolare per quello che scrivi e soprattutto per come lo scrivi!!!!! [smilie=011.gif]
19 Febbraio 2007 alle 12:22 #164356a me la parola minestra evoca in sinistro incubo di un piatto tanto caro alal cucina romana, ovvero la minestra e broccoli al brodo di arzilla…ora io ADORO i broccoli, sempre mangiati, ADORO le mineste, le zuppe, le ciorbe e compagnia cantante, ma NON SOPPORTO pochi pesci e uno di questi è l’Arzilla…eppure a casa e a causa dei nonni materni a me tanto cari ho dei ricordi d’infanzia funestati da tale minestra
poi per il resto al grido de “La zuppa l’è cotta” io correvo e corro tuttora ma con delle limitazioni 😉
Dimenticavo: Bellissimo Gavi questo viaggio nella minestra20 Febbraio 2007 alle 8:56 #164357La minestrina mi sà tanto di coccole, quando sono sola o giù di tono, mi faccio un bel piatto di minestrina, magari con il dado e la pastina piccola tipo semini e poi ci metto dei pezzettini di formaggio tipo Branzi…. una goduria. Poi amo anche i minestroni, l’orzo e la trippa come si fà da noi, ricordi dell’infanzia, quando preparare il minestrone o meglio ancora la trippa era un evento che impegnava mezza giornata.
20 Febbraio 2007 alle 14:56 #164358Ecco!!!
Mi è venuta in mente la minestra che mi era antipatica…visto anche il nome: Minestra matta.
Quando non c’era brodo di carne si bolliva acqua salata si gettavano in pentola i quadrettini o quadrucci di pasta all’uovo, che nelle nostre case non mancavano mai, e si aggiungeva anche un cucchiaio di ragù circa per persona. A me quel sapore un po’ strano di ragù fatto per le tagliatelle, con anche la pancetta o il lardo come ingrediente, non garbava proprio, untuoso e galleggiante, con queli cicciolini scarsi nell’acqua!!!!Penso che adesso nessuno più la faccia!
ivana
20 Febbraio 2007 alle 17:43 #164359eppure, Ivana, a prescindere dalla tua realistica e negativa presentazione magari qualcosa si potrebbe salvare…mi ricorda un po’ il riso “a brot cnzàt” (in brodo condito) che si usava dalle mie parti, riso fatto bollire in una salsa di pomodoro diluita con molta acqua. La preparazione finale era quasi di riso asciutto, solo vagamente, appena appena brodoso.
20 Febbraio 2007 alle 18:33 #164360a noi le minestre e zuppe piacciono molto,una minestra della mia infanzia che preparo ancora è la minestra di riso con il prezzemolo alla fine ,bonaaa
21 Febbraio 2007 alle 8:20 #164361Che bel viaggio nella memoria, grazie Gavi. Devo dire però che a me la minestra piace molto, specialmente il minestrone di verdure tanto che anche d’estate lo preparo e lo consumo freddo (tipico piatto milanese). Se poi ci aggiungo anche una cucchiaiata di pesto, ecco un bel minestrone alla genovese. Riso e prezzemolo è una bontà, vi metterò una vecchia ricetta di casa che purtroppo non si fa più per mancanza di un ingrediente.
Sono fortunata: a mio figlio le minestre sono sempre piaciute, anche da piccolino. Adesso le ama di meno, preferisce i primo asciutti ma si sa, i gusti cambiano.21 Febbraio 2007 alle 8:30 #164362adoro il minestrone con il epsto e amgari con il riso dentro!
Una minestra della mia infanzia che mi lega tantissimo al mio nonnino materno è il riso in brodo, ne mangerei sempre 😀21 Febbraio 2007 alle 8:50 #164363Ciao…
visto che siamo sull’onda dell’antico!!!
Voi avete esperienza della “scounza” detto alla bolognese?
Questa era la rifinitura della minestra in brodo, o anche del riso;uovo sbattuto bene, formaggio parmigiano grattugiato e brodo tolto dalla pentola, lasciato un po’ a freddare, per diluire la concia, senza che l’uovo si rapprendesse!!!
Era anche questa un “sapienza antica”: non lasciare che l’uovo, anche quando entrava nella minestra si trasformasse in “stracciatella”, ma rimanesse come una morbida cremina saporita ad arricchire la minestra!!!
Usava anche da voi???
In ricette antiche delle nostre parti c’era sempre!!!Ivana
21 Febbraio 2007 alle 9:13 #164364Ivana, a casa mia la “stracciatella romana” che mia mamma ha imparato da suo papà, che a sua volta ha imparato da sua mamma, e che hanno preparato e continuano a preparare è piuttosto cremosa, ma era una minestra a sè. Interessante invece questo uso dell’uovo come rifinitura
21 Febbraio 2007 alle 9:15 #164365Ah, la “concia”…Quelle rare volte che faccio la pastina in brodo (a me piace ma mio marito la odia) faccio la concia in modo che anche Franco la mangi. Mia suocera la faceva quando non aveva il brodo “buono”, cioè di carne, e adoperava o il dado o il Liebig. Pensa Ivana che i quadrucci in brodo con la concia li ho trovati sul menu di un famosissimo ristorante di Modena come una specialità della casa!
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