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14 Novembre 2007 alle 16:40 #151732
Ebbene sì,confesso:da brava secchiona a scuola ho sempre studiato tutte le materie d’obbligo, ma la matematica e la filosofia sempre mi sono state ostiche.
In particolare, non ho mai provato un grande trasporto per Pitagora, guarda caso sia matematico che filosofo.
E passi la faccenda della benedetta Tavola Pitagorica, quel tormento indicibile dell’infanzia d’ogni studente che va sotto il paventato nome di “tabelline”, ripetute a memoria nel debito ordine o con un terrificante metodo di randomizzazione ovvero ingentilite da rime dissennate quali “sei per sei trentasei che bell’asino che sei” “sei per otto quarantotto asino cotto” . Mi pare anche di ricordare un “tre per tre fa nove non si fa l’amore quando piove” ma forse confondo.
Dicevo, dunque della mia avversione per il matematico Pitagora, ma la regola filosofica dell’astenersi dal mangiare le fave, no, caspita, questa proprio non mi va giù.
Ma dico, brav’uomo d’un Pitagora, non lo sapevi mica che la fava è una dei capisaldi della cucina pugliese?
Ricordo, da bambina, le fave fresche, col loro bel verde intenso, sgranate, lessate ed infilate a mo’ di collana con un filo di refe bianca, da mangiar pigramente giocando o leggendo, una merenda sfiziosa ed inconsueta.
E poi le fave secche, quelle con la loro buccia marrone da lasciar ammollare prima della cottura o quelle, color oro già sbucciate e divise a metà che, appunto per la loro caratteristica di essere piatte da un lato, non rotolano come per esempio i fagioli e quindi meglio si prestavano all’uso improprio di segnare i numeri estratti sulle cartelle della Tombola che, in famiglia si giocava durante le feste di Natale.
Divago,divago come al solito, volevo solo postare la ricetta del piatto a base di fave più tipico della Puglia: “fave e cicorie” detto anche “capriata” forse dal greco antico “kapyrydia” che era una focaccia fatta di grano pestato.
La bontà del piatto è data dal riuscito matrimonio tra il sapore amaro della cicoria selvatica e quello dolce del macco, il purè di fave secche.
Come tutti i piatti poveri richiede tempo e pazienza e, possibilmente una pignatta di coccio in cui mettere le fave secche sgusciate, tenute a bagno per una notte, risciacquate e scolate.Si pongono dunque le fave in una pignatta di creta, si coprono a filo di acqua, si incoperchia e si portano
ad ebollizione lentamente, schiumando di tanto in tanto, ma senza mescolare, al massimo scuotendo la pentola per far sì che le fave del fondo salgano in superficie e viceversa. Se necessario si
aggiunge poca acqua calda.
Quando l’acqua si è quasi del tutto consumata si sala e si comincia a rimestare, con un cucchiaio di
legno, prima pian piano e poi vigorosamente in modo che le fave si frantumino e si riducano in purea, che dovrà essere lavorata fino a divenire liscia ed omogenea. Aggiungere olio evo e mescolare ancora.
Si pone in metà del piatto la cicoria lessata, nell’altra parte il macco e si condisce con ottimo olio evo e pepe e si gusta alternando i sapori.
Una curiosità:si usava, un tempo riciclare gli avanzi del macco, soffriggendolo, il giorno successivo con olio e morsetti di pane. Questa preparazione veniva chiamata “fave a cecamariti” in quanto con pochissima spesa i mariti venivano presi per la gola da mogli parsimoniose e, diciamolo pure, un po’ sfaticate che combinavano rapidamente una cena di ripiego.
A proposito di pelandronite, nelle foto vedete che il lavoro di cucchiaio per fare il macco viene oggi sostituito da un frullatore ad immersione, con buona pace della tradizione. Veramente io sarei un po’ più tradizionalista, ma qui la cuoca era mia sorella e lei…è più giovane!14 Novembre 2007 alle 16:41 #189489Bellaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!! Questa se la vede Salvo me la fa rifare subito!!!!!!!!!!! Grazie Ofelia!!!! 😀 😀 😀 😀 😀
14 Novembre 2007 alle 17:01 #189490una ricetta molto lontana dalla mia tradizione ,le fave fresche non mi fanno impazzire 🙁 quelle secche non le ho mai provate ,questo è il bello del nostro paese dove vai trovi un modo diverso di mangiare
grazie tante di questa ricetta la salvo nelle ricette della tradizione 😆 😆 😆14 Novembre 2007 alle 17:09 #189491@paula wrote:
una ricetta molto lontana dalla mia tradizione ,le fave fresche non mi fanno impazzire 🙁 quelle secche non le ho mai provate ,questo è il bello del nostro paese dove vai trovi un modo diverso di mangiaregrazie tante di questa ricetta la salvo nelle ricette della tradizione 😆 😆 😆
Sono daccordo con te Paula ,e mi fa rabbia quando si prova a copiare cucina cinese o Japonnaise .Grazie Ofelia per questa ricetta .
14 Novembre 2007 alle 17:12 #189492@paula wrote:
una ricetta molto lontana dalla mia tradizione ,le fave fresche non mi fanno impazzire 🙁 quelle secche non le ho mai provate ,questo è il bello del nostro paese dove vai trovi un modo diverso di mangiare
grazie tante di questa ricetta la salvo nelle ricette della tradizione 😆 😆 😆Sai Paola… io non mangio fave fresche crude… non mi piacciono… Ma devi sapere che cotte sono tutt’altra cosa… Prova e vedrai che ti piacciono!!! Io sono rimasta 😯 sorpresa dal loro ottimo sapore!!!! 😉 😉 😉 😉 😉
14 Novembre 2007 alle 17:22 #189493@marie-josè wrote:
@paula wrote:
una ricetta molto lontana dalla mia tradizione ,le fave fresche non mi fanno impazzire 🙁 quelle secche non le ho mai provate ,questo è il bello del nostro paese dove vai trovi un modo diverso di mangiaregrazie tante di questa ricetta la salvo nelle ricette della tradizione 😆 😆 😆
Sono daccordo con te Paula ,e mi fa rabbia quando si prova a copiare cucina cinese o Japonnaise .Grazie Ofelia per questa ricetta .
Se altri motivi non avessi per amare il mio marito di tradizione lombardoveneta almeno gli dovrei riconoscere di essersi convertito appassionatamente e senza riserve alla cucina meridionale ( e sì che sua madre mi diceva, perplessa e diffidente “quel che mangia la tua gente…”) a cui si è avvicinato all’inizio con molte remore, ma che ora predilige.
Quanto a me son proprensa a provare tutto, o quasi.
14 Novembre 2007 alle 18:00 #189494Offy ma che bel racconto… ti confondi con il tre per tre fa nove ( la gallina fa le prove era a casa mia, alle elementari mica si poteva parlare di certe cose 😀 😀 )
Le fave ho cominciato a mangiarle da poco devo dire, mica si trovan cosi facilmente fresche e secche mi davano, come dire una brutta impressione
Ho mangiato solo le fresche finora ma questo piatto mi attira e appena vedo le secche le prendo. Ma tua suocera, alla fine l’ha apprezzata la tua cucina 😉 ??? Mangio pure i ceci sai…. son una polentona allargata io 😀 😀 e non solo di fondoschiena. 😉14 Novembre 2007 alle 18:10 #189495Per aver bazzicato in imprese edili per me la capriata era quella dell’immagine e la trovavo un po’ indigesta ma ora che mi hai illuminato proverò senz’altro quella che ci hai illustrato tu! 😆 😆 😆
14 Novembre 2007 alle 18:17 #189496Offy, pensavo avessi deciso di darti all’edilizia…. e invece ci proponi questo piatto buonissimo che io ignoravo si chiamasse così!
A me piace tanto e tante volte mi sono riproposta di prepararlo, magari questa è la volta buona, grazie!14 Novembre 2007 alle 20:12 #189497Strano ma vero……ma anch’io avevo avuto questo richiamo…peraltro suscitato anche dall’introduzione “matematica” di Offy!!!
Non era solo Pitagora l’osso duro, che a me non dispiaceva, almeno nei primi anni di scuola….il tormento è venuto nelle superiori, dove la mia predilizione per le materie scientifiche ha subito un tracollo pauroso!Va be’ cose remote!
Poi le fave… non le conosco per niente, anche se fanno parte della tradizione romagnola e emiliana.
Ma leggendo questa ricetta, il corollario di memoria e attaccamento alle proprie radici mi sollecita non poco a provare…Gianni permettendo, so che lui le conosceva (da famiglia a famiglia spesso le abitudini sono molto diverse!) e non le apprezzava e non me le comprerà mai….devo ingegnarmi io, la negazione per la spesa!Grazie Offy, per tutto!!!!!
14 Novembre 2007 alle 20:45 #189498Ricordo che quando ero bambina c’erano delle donne che ogni mattina cucinavano pentoloni enormi di fave, e le nostre mamme ci mandavano con una pentolina a comprarne per fare colazione………. le ho mangiate appunto oggi. Quelle secche intere. Lessate dopo averle lasciate in ammollo in acqua con una punta di bicarbonato tutta la notte. Quando son cotte si mettono due fette di pane in una fondina ci si versa sopra un mestolo o due di fave bagnando bene il pane con l’acqua di cottura e si condiscono con un pizzico di sale olio extravergine di oliva e pepe….. son buonisssssssimeeee (io preferisco mangiarle in un modo un po più spartano……. nel “cuzzetiello” del pane scavato della mollica, bagnato con un po di acqua di cottura, sale un filo di olio e pepe e poi riempio tutto il buco con le fave alle quali ho levato la buccia, ancora un filino di olio, sale e pepe 😛 )
15 Novembre 2007 alle 7:17 #189499Sarazar, mi fai venire in mente che le fave secche con la buccia, cotte sono, con una tazza di te, la colazione tipica in Egitto. Si vedono gli uomini che vanno al lavoro fermarsi presso delle bancarelle a consumare questa colazione come si fa da noi al bar con cornetto e cappuccino.
15 Novembre 2007 alle 13:05 #189500Ho mangiato solo una volta le fave fresche cucinate nel modo classico con la pancetta, non mi sono piaciute molto.
Non conoscevo questa ricetta che propone Ofelia, che ringrazio per le spiegazioni dettagliate e per le foto chiarissime, e devo dire che mi garba un pochino provarla con l’abbinamento della cicoria.Grazie mille Ofelia.
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