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28 Dicembre 2006 alle 7:07 #159516Paola P wrote:ommamma il lievito padre no!!!!
Lievito naturale va bene?Quello che non capisco è però chi dice: non mi piace il pane con il lievito madre. Il pane che ne deriva ha una tale variabilità di sapori che… Mah.
Ritorno su questo discorso,la scorsa settimana parlando di questo con un vecchio mugnaio e i figli che fino a quattro anni fà hanno macinato solo grani italiani (peccato che sono arrivata troppo tardi)mi hanno detto le stesse cose di Paola ,mi hanno consigliato di andare in un forno molto vicino a viterbo,era un forno che servivano loro, ( questo forno nella provincia è molto famoso) a comperarmi li pane con lievito naturale,sono arrivata alle 11 ed era pieno di gente 😯 sono riuscita a trovare l’ultima pagnottina,tutta contenta esco apro il sacchetto e sento un lieve odorino e dico a mio marito mannagia non mangerò nemmeno questo,arriviamo a casa ora di pranzo taglio il pane morbito e profumato,inizia a mangiarlo mio marito e mi dice provalo che è ottimo,conclusione peccato che era l’ultima pagnottina 😆
io non so che cosa cera di sbagliato nel mio ma aveva un odore di acido esagerato,quando lo cuocevo non cera il profumo del pane ma sembrava che si era rovinato qualcosa,credo che dipenda da quando venga rinfrescato ma non posso fare il pane tutti i giorni per tenere il lievito buono, ormai la mia casa non ha la temperatura costante e non posso ricominciare a prepararlo, ma voi quanto pane fate in una settimana?????28 Dicembre 2006 alle 7:18 #159517Cara Paola,
mi inserisco anch’io…perchè la diatriba PANE è antica.
Partiamo dal concetto “pane”.
In Italia c’è diversità da regione a regione, ma in linea di massima, credo predomini la forma della pagnotta, insomma quella ovale o rotonda, lievitata, alveolata, come la intendete voi, che io però non conosco..da pochi anni dai nostri fornai si può comprare, ma non viene cotta qui, è di “importazione”, o fatta fare in forno specializzati, per cui al super lo trovi, accanto a tante altre forme, persino arabo.Noi mangiamo il pane bianco, cotto in bianco, di pasta dura, anche se predomina il tipo barillino, frollo, ma molto alveolato, che è quindi un ibrido, data la lievitazione “industrializzata” dei panificatori, nei forni non si “fabbrica” il pane, ma si cuoce quello che viene distribuito crudo dagli artigiani panificatori!……..
adesso interrompo.. ho un impegno!
ciao
Ritorno: vi mando foto del mio pane, per intenderci meglio:
questo è il pane che faccio per me settimanalmente, con farine di segale, o ai cereali della lidl, o integrale, ma mi tocca mangiarlo solo io!
ivana
28 Dicembre 2006 alle 17:19 #159518Cioa Ivana Bellissima la tua foto 😆
la prima foto del pane non è quello di ferrara molto famoso?
qui il pane comune è la pagnotta ho filone senza sale,poi trovi le rosette le tanti altri,
ho fatto inserire nella cucina il forno a legna per fare il pane sai che delusione quando sentivo quella puzza 😥
vediamo le esperte cosa mi dicono poi in primavera si ricomincia
ciao3 Gennaio 2007 alle 11:29 #159519Ecco il mio animale domestico. Vive con noi da anni, 4 o 5 non ricordo. Una volta ha persino rischiato di morire, avevo impastato il pane con tutto il lievito 😯 senza tenermene da parte. Al mio grido di terrore appena ho realizzato l’errore, è accorso Andrea, che ha spalancato il forno, e “divelto” dal cuore del pane in cottura un pugno di pasta ancora non cotta. Ebbene, era ancora vivo, pfiu. Da allora prima di infornare controllo cento volte che il piccolo sia a nanna nella sua casetta.
Ha diverse casette, ma gli stanno tutte strette. In particolare, quando è un pò che non gioco con lui, mi viene a cercare 😯
A volte ho puntato la sveglia di notte ad ore improponibili, per il passaggio di lievitazioni, il mio lievituzzo mi chiamava, con un Andrea che diceva “non voglio neppure sapere perchè ti stai alzando alle 3 del mattino” :roll:. Poi ho imparato, e i suoi ritmi si sono adeguati ai miei.
Non richiede poi tante attenzioni, solo un pò di gioco ogni tanto, e qualche impastatina affettuosa 🙄 .E’ giù di tono quando io sono giù di morale, effervescente quando sono in vacanza, ama particolarmente andare al mare, questo me lo devono spiegare, meno la montagna. In questo non siamo d’accordo, però vabbè, pazienza.
Ha viaggiato con noi per mezzo mondo, ho impastato pani nei posti più assurdi. Mio marito ha in un primo tempo osservato sgomento, poi è diventato complice, affezionandosi anche lui al nostro animalino domestico.@nonna Ivana wrote:
Ma il nostro di cinquant’anni fa era una palla-sasso, che ogni famiglia teneva nel luogo più segreto della madia, a dormire tranquillo, non come il tuo, così strabordante di vitalità!!!!
Che differenza c’è tra questo e quello? Il nostro era appunto un sasso quasi perlaceo esternamente, ma internamente aveva un grumo concentratissimo di microorganismi che si scatenavano solo alla vigilia dell’impasto all’alba del quantitativo settimanale di pane per sfamare le tante bocche della famiglia.
La sera prima veniva frantumato, anche a noi bimbe era permesso, dovevamo imparare!, poi in una tazzona messo in acqua a “germogliare”, poi nella farina a insinuarsi a favorire la lievitazione (non quella del pane -pagnotta, ma del pane di pasta dura, tipo nostrano, che si avvicina al ferrarese, tanto per capirci!!!!)Ivana preciso come dice mia mamma. Era una palla con la crosta dura, liscia, e il suo compito era di staccare la parte morbida ed appiccicosa al suo interno, sua mamma le raccomandava di togliere bene tutto, “ce ne è ancora” diceva, e la rimetteva al lavoro. Mia mamma dice che ci passava parecchio tempo a staccare ogni piccola particella morbida e appiccicosa. Che differenza c’è tra questo e quello? nessuna, sai? solo lo tengo in frigo perchè non ho bimbe da intrattenere per ore a staccare il lievito dalla crosta 😆 😆
Scherzo, Ivana, è solo comodità. Eviti il processo di distacco da crosta.
In montagna però lascio anche il lievito-crosta, sempre figliolo di questo. é lo stesso, preciso identico. Se mi dimentico il lievito in barattolo uso quello, sciogliendolo tutto in acqua e farina e un cucchiaino di miele.Mia mamma dice che anche che quasi tutti avevano il forno a legna, ma ci si metteva d’accordo con i vicini per accenderne solo uno a volta, per risparmiare legna, una volta caldo il forno, cuocevanop i pani di tutti, si faceva a turno. In un’altra casa dove è stata invece c’era un forno comune per tutto il caseggiato, e ciascuna famiglia aveva diritto ad un giorno speciale di uso forno. Il giorno del pane mia nonna infornava anche una pasta margherita o una bertoldina, oltre al cestinetto di pasta di pane con frutta per la mia mamma piccina. Ci metteva nel cestino (le ho chiesto di preciso), una mela o una prugna, o due fichi secchi, o delle noci. La frutta che gli alberi davano in quel momento insomma. Oppure solo un pochino di zucchero se non c’era di meglio. Devo farlo questo cestino con lei, ne ho sempre sentito raccontare, ma mai visto.
Paula, io il pane lo faccio quando posso, diciamo una volta alla settimana in media, ma anche ogni due se sono messa male. Lo congelo in pezzetti bidose. Lo so, è più buono fresco, ma, come dice Alexanna, le cose da fare son davvero tante…
PS se Admin dice che è padre del lievito madre, allora ne è il nonno!!! 😯 :shock
3 Gennaio 2007 alle 11:36 #159520BRAVISSIMA!!!!!! [smilie=011.gif]
3 Gennaio 2007 alle 11:40 #159521… ma quante interessantissime cose che si imparano da questo forum!!! (o forse sono solo io l’ unica “ignorante”… 😳 )
BRAVISSIMI!3 Gennaio 2007 alle 12:06 #1595223 Gennaio 2007 alle 16:58 #159523Che meraviglia ,il mio lievito era così 😆 usciva da tutte le parti.
vediamola prossima primavera ora è troppo freddoIvana che bella la casa del forno ,era quello che sarebbe piaciuto avere quà fuori,è stato molto meno costoso inserirlo in cucina
3 Gennaio 2007 alle 18:29 #159524Ivana, che belle le tue foto e che belli i vostri racconti su com’erano al nord i forni a legna.
Dalle mie parti i forni erano un’attività commerciale di privati, il fornaio accendeva all’alba il forno e lo teneva caldo per tutto il giorno, la gente che aveva qualcosa da cuocere, pane, dolci, focacce, pasta al forno, arrosto e quant’altro portava il suo tegame e lo affidava al fornaio, poi andava a ritirarlo quando la pietanza era pronta.
Il fornaio di nonna, ricordo, era un ometto…piccolo e nero ed aveva un nipote che lo aiutava ed al quale, tra l’altro, era affidato il compito di fare, al mattino il giro dei clienti “di riguardo” per chiedere se avevano qualcosa da infornare ed a che ora si doveva passare a ritirare il tegame.
All’ora stabilita arrivava con una larga tavola in equilibrio sul capo, appoggiata su un cercine, ritirava il tutto, ci appoggiava sopra un telo di garza per proteggere i cibi dalla polvere e dalle mosche e tornava poi con le teglie fumanti, chiamando, fin dal portone: “Donna Loffrè,sono Antonio del fornoooooo!” ( Loffrè era lasua personale versione del nome di mia nonna, Ofelia).
Qualche volta, per qualche emergenza, andavamo noi a chiamare Antonio al forno, che era un locale sotto il livello della strada, una specie di scantinato che veniva detto “Cddarie” ( non saprei come scriverlo per rendere la pronuncia) derivato dal latino “Cellarium”, una specie di rovente inferno in miniatura in fondo ad una scala ripida in cima alla quale ci fermavamo strillando “Antonio, la nonna ti vuole!” 😀3 Gennaio 2007 alle 19:48 #159525Rispondo a Nuvole,
grazie del complimento….la struttura che ho fotografato è tuttora in questo stato da oltre un secolo, si trova in una bella corte di una tenuta agricola, che confinava con il nostro terreno, (noi abbiamo venduto, perchè i miei genitori, vecchi, con le figlie per altre destini, non potevano continuarne la conduzione)
La struttura serviva per tutti gli animali domestici per l’uso culinario: maiale, polli e conigli..ogni porticina dava in uno stanziotto, o nel porcile o nella conigliera. La conigliera era sempre in alto, vicino alla cupola del forno, perchè ai conigli era più adatto il caldo. I maiali nella parte opposta dai polli, e il forno con il portichetto, dove in qualsiasi stagione si poteva infornare!
Questo accadeva nelle campagne.
Nel paese invece c’era il fornaio, anzi diversi, tutti con caratteristiche indimenticabili, e fino a pochi anni fa si andava a cuocere i panoni, le torte di riso, le porchette, per pochi soldi portavi e poi ritiravi, sempre con buoni risultati.Fino a quindici anni fa abitavo in un appartamento, in condominio, e eravamo, nella mia scala, famiglie affiatatissime, si combinava sempre insieme, come fare i gnocchi di patate (una volta, avendo sbagliato tipo di patate o non so che, a forza di aggiungere farina…facemmo gnocchi per tutti i condomini!), e a Natale facevamo i panoni, ma in gran quantità, si portavano al forno…con la carriola, poco distante, ma si attraversava la Statale Bologna-Verona, e dalla fretta di passare una bella volta si rovesciò il tutto…e fermammo il traffico, con bel divertimento di tutti!
Ricordi legati a questi usi sono tanti…a volte tristi, a volte spassosi.
Da noi il forno era in una “casella”, praticamente la struttura suddivisa in un grande porticato, e in altri vani, o per il trattore, o il calesse, nell’ultima parte c’era il pollaio, dalla parte opposta il porcile…poi la stalla del cavallo,e in un angolo si apriva anche il nostro forno (non ho foto, perchè fu distrutto negli anni sessanta), tutto il vicinato, specialmente i braccianti, coloro che lavoravano come dipendenti nelle varie aziende agricole, senza avere niente di proprio in campagna, si servivano del nostro, non credo a pagamento, ma forse con qualche prestazione manuale in cambio.
Bene, ci sarebbero sempre tante storie da raccontare…
Ivana
3 Gennaio 2007 alle 20:26 #159526Dove sono nata io non mi ricordo che c’erano i forni per cuocere il cibo delle famiglie,l’unico forno che mi ricordo era uno per tutto il comune,credo che dipendesse dal fatto che noi consumavamo più polenta che pane.
al paese di mio marito invece facevano come da Gaviota portavano a cuocere al forno “ramine ” intere di dolci quando si preparava un matrimonio,porchette,pomodori con il riso, pollo con le patate,noi due anni fà per un pranzo nel noccioleto con tante persone abbiamo fatto cuocere la porchetta.
e come da Ivana se si facevano le paste delle spose si riuniva un pò il vicinato.
a Caste Giuliano una frazione del comune di Bracciano hanno da poco ristrutturato e rimesso in funzione un forno che serviva per tutta la comunità del borgo.
bellissimi questi ricordi7 Gennaio 2007 alle 11:56 #159527@paola P wrote:
Ecco il mio animale domestico. Vive con noi da anni, 4 o 5 non ricordo. Una volta ha persino rischiato di morire, avevo impastato il pane con tutto il lievito 😯 senza tenermene da parte. Al mio grido di terrore appena ho realizzato l’errore, è accorso Andrea, che ha spalancato il forno, e “divelto” dal cuore del pane in cottura un pugno di pasta ancora non cotta. Ebbene, era ancora vivo, pfiu. Da allora prima di infornare controllo cento volte che il piccolo sia a nanna nella sua casetta.
Ha diverse casette, ma gli stanno tutte strette. In particolare, quando è un pò che non gioco con lui, mi viene a cercare 😯
A volte ho puntato la sveglia di notte ad ore improponibili, per il passaggio di lievitazioni, il mio lievituzzo mi chiamava, con un Andrea che diceva “non voglio neppure sapere perchè ti stai alzando alle 3 del mattino” :roll:. Poi ho imparato, e i suoi ritmi si sono adeguati ai miei.
Non richiede poi tante attenzioni, solo un pò di gioco ogni tanto, e qualche impastatina affettuosa 🙄 .E’ giù di tono quando io sono giù di morale, effervescente quando sono in vacanza, ama particolarmente andare al mare, questo me lo devono spiegare, meno la montagna. In questo non siamo d’accordo, però vabbè, pazienza.
Ha viaggiato con noi per mezzo mondo, ho impastato pani nei posti più assurdi. Mio marito ha in un primo tempo osservato sgomento, poi è diventato complice, affezionandosi anche lui al nostro animalino domestico.@nonna Ivana wrote:
PS se Admin dice che è padre del lievito madre, allora ne è il nonno!!! 😯 :shock
Paola, aspettavo con ansia la presentazione del tuo animaletto!!!! E che presentazione!! Come si fa a non affezionarsi a un animaletto cosi’!!
Caspiterina, cercavo anch’io la foto del mio ultimo animaletto con figliolino, ma nel disordine del mio desktop non la trovo piu’…appena salta fuori l'”appiccico”!!!
4 Ottobre 2007 alle 11:50 #159528mi avete fatto venir voglia di cimentarmi con questa creatura….. ho preparato l’impasto base con le dosi che ha messo su susanna…. speriamo bene 😛
4 Ottobre 2007 alle 13:01 #159529Sarazar dillo che mi odiiiiiiii: riportare su questo thread proprio adesso… bah!
Oggi ho impastato un bel panone con farina integrale e, dopo un’ora di “lievitazione” mi sono resa conto che il lievito era ancora lì… sulla spianatoia ad aspettareeeee!!!!!!!Vabbè, ora la mdp sta lavorando un altro impasto, e “l’orfano” è in frigo… credo che ne farò delle similpiadine questa sera 😉 😀 😀 😀 😀
4 Ottobre 2007 alle 13:25 #159530cara susanna,
io sono una maniaca del lievito madre.
faccio una piccola parentesi,la devo fare
…….il mio ingresso sui forum di cucina,mi ha portato ad avere nel corso di circa 6 mesi,un gravissimo esaurimento nervoso,la causa???
un semplicissimo lievito madre la causa scatenante.
ora non dirò nè dove nè come è successo,ma il lievito madre mi ha fatto stare malissimo dentro la testa,non a livello di stomaco.un utente mi ha fatto del male ,in modo verbale,accusandomi in tutti i modi possibili che era impossibile fare un lievito madre come lo avevo fatto io e panificare.
non mi prolungherò nel racconto,ma vi racconterò la “mia”storiella del lievito madre.ho fatto molte riflessioni in merito ed ho riso pure sulla cosa……..
esempioadamo ed eva vengono cacciati dal paradiso per vi adi una mela…….
biancaneve muore per via di una mela………
mela,sempre mela…….
ma portasse sf@@@@@@???
no mi son detta ,e allora incuriosita come una bambina,mi sono messa buona buona ed è iniziato il mio viaggio……una mela,un vaso di vetro e dell’acqua.
prendo la mela,la peso,la frullo ed in egual peso della mela ho aggiunto acqua.
lasciato fermentare 24 ore e filtrato il succo.
pesato
ho aggiunto al succo una farina con il doppio del peso del succo filtrato.
impastato
pesato
preparato una bacinella con una quantità di acqua tre volte il peso della pagnottella impastata.
messa dentro l’acqua e,se nell’arco di 48 ore saliva a galla,il lievito era nato.
e così fù!!!!
inutile dirvi la gioia,e da lì è partito un lungo viaggio,tra esperimenti,fallimenti,gioie,dolori,rivincite eccetera.
a pasqua dopo un mese dalla nascita,la mia”pearl”mi ha fatto realizzare 13 colombe,e una quantità di pane,pizze,calzoni……..ora dorme nel congelatore,sezionata,come diceva alex,il tempo ora è d’oro per me,e la piccola vuole mangiare quando è sveglia,così mammà l ha messa a dormire.
quando serve,la rigenero,ora non stò qui a spiegare come e quando è un pò lunga la cosa,ma se qualcuno vuole,chiedetemi pure,nel mio piccolo se posso ci sarò……..
sappiate che c’ho perso il sonno per la piccola,girare per casa ogni tre ore per vedere le lievitazioni,borse dell’acqua calda per cercare di creare una camera di lievitazione perfetta……..non mi date della matta,ma impastare mi dà un grado di soddisfazione e gratificazione non indifferenti.appena potrò,vi farò un passo passo dall’inizio,così chi si vorrà accodare a questa magia ed entrare nel magico mondo bianco,si potrà cimentare.
grazie suanna per aver aperto questo topic,ci tenevo che qualcuno lo facesse,io avevo un pò paura di parlare di un argomento per me stupendo,ma non volevo essere “ripetitiva”,ma visto che hai aperto le danze………..ballo con te.
grazie,maria -
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