Avete nominato le caccavelle?

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    nonna Ivana
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    Bene…allora cominciamo!

    Io vi posto la mamma…delle caccavelle, non si compra, non costa niente, basta solo trovarla!!!!
    Sto parlando del sasso da macero!
    Sapete che cos’è il macero?
    Sono vasche artificiali piene di acqua stagnante, con alimentazione dalle falde sotterranee delle nostre zone basse della pianura bolognese-ferrarese.
    Qui, fino agli anni 50 la coltivazione della canapa era basilare per l’economia della regione, del paese, in quanto eravamo i secondi produttori mondiali di fibra vegetale, di utilizzo nell’industria cartiera, delle costruzioni edilizie, automobilistiche, per i “corredi” delle spose, per biancheria, anche abbastanza fine….

    Il macero serviva appunto per fare macerare il tiglio, il fusto rivestito di fibra della canapa. Nel mese di agosto, per una settimana o poco più il postone di mannelle di canapa, stava sommerso nell’acqua, che allora ancora aveva un microorganismo che favoriva la macerazione giusta.

    Con la sparizione improvvisa di questa coltura, a parte i grandi svantaggi per l’ecosistema, anche l’aspetto delle campagne è mutato.
    Di 25.000 maceri dell’Emilia Romagna, solo un 1.500 sono rimasti, con altre funzioni, a volte solo dei buchi invasi da erbacce e sterpaglie, altre invece, ben curati, col salice piangente accanto, e bei prati intorno ad offrire un’oasi di relax!

    Tutto questo per dirvi…che un tempo attorno al macero, sui bordi dei quattro argini, c’erano tanti cumuli di sassi, grigi, pesanti, che servivano d’estate per “affondare” i “postoni” di canapa.
    Anch’essi sono spariti.
    Io ne ho recuperati alcuni e fanno da cerchio protettivo ai piedi del pruno, o del carpino, o per fare da base per un minivialetto nel giardino…

    …e uno…me lo tengo in cucina!

    Serviva anticamente per preparare l’aglione: sale grosso marino, aglio in abbondanza e rosmarino, semplicemente, si pestava su un tagliere spesso, sistemato sotto al coperchio di un falso tavolino da notte che faceva parte dell’arredo della cucina di una volta.
    Si faceva al momento per condire il cappone, che già aveva bollito nella pentola per fare il brodo, poi, ben spalmato con questa salamoia, passava in tegame ad arrostire.

    Questa è una menata di Nonna Ivana

    utensilepoliedrico[1].jpg

    #160295

    Anche io ho dei ciottoli che potrei definire “i figli piccoli di quello di Ivana” e li uso per cuocere la frolla in bianco al posto dei fagioli … funzionano benissimo!

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