Questa è la ricetta della pasta e ceci nella gustosa variante del Salento, che prevede l’uso di pasta fresca fritta.
Il termine “tria” infatti deriva dall’arabo “itrya” appunto un tipo di impasto di farine, fritto in modo da essiccarlo e da poterlo trasportare sulle vie del deserto ove far da mangiare sarebbe stato disagevole.
L’impasto della tria è molto semplice:
– semola rimacinata di grano duro 200g
– acqua circa 60g o quanta necessaria per ottenere un’impasto piuttosto duro.
L’impasto, dopo essere stato lavorato fino a renderlo liscio ed elastico, si mette a riposare, coperto da un panno umido, sotto una ciotola rovesciata, per circa un’oretta poi si tira la sfoglia e si taglia in fettuccine.
Per la minestra si mettono a bagno i ceci, in acqua fredda per circa 12 ore, la dose sarebbe di circa una tazzina da caffè per persona, poi si mettono in una pentola con una carota grattugiata, un gambo di sedano, un rametto di rosmarino, un paio di pomodorini e uno spicchio d’aglio incamiciato, si aggiunge acqua sufficiente alla cottura, ma che resti piuttosto abbondante, anche quando i ceci saranno cotti, in modo da consentire la cottura della pasta.
Tener conto che la minestra non deve risultare troppo asciutta.
Quando i ceci son belli teneri,ma non disfatti, togliere l’aglio e salare.
Prendere circa 1/3 della pasta e friggerla in olio bollente, in modo che diventi croccante, asciugarla su un foglio di carta da cucina e salarla leggermente.
Aggiungere la pasta cruda nella pentola dei ceci e, quando la minestra è pronta, versare un filo d’olio e v o, meglio se al peperoncino, unire la pasta fritta, mescolare delicatamente e servire, decorando con qualche pezzettino di tria croccante.
Testo ed Immagini di Ofelia Allegretta