Questa non è solo una ricetta, anzi la ricetta la trovereste ovunque e in diverse versioni, questa è la realizzazione di un’impresa ritenuta impossibile, è un tuffo nel passato e una certezza per il futuro, è un ricordo da aggiungere alla storia di due sorelle che si son ritrovate in cucina a sperimentare una ricetta della loro tradizione familiare avendo finalmente per le mani l’ingrediente “fondamentale” giunto per vie “familiari” dal paese della loro infanzia:
Silvana ed io abbiamo lavorato a quattro mani, alternandoci nell’esecuzione e nella lettura di un “sacro testo” da cui attingevamo le istruzioni, seguite alla lettera fin nei centimetri indicati per le sfoglie, che abbiamo scrupolosamente misurato sul foglio di silicone!
Avevamo sempre ritenuto questa ricetta al di sopra delle nostre possibilità, invece è stata “una passeggiata di salute” forse per l’entusiasmo che ci abbiamo messo e che ha indotto mio figlio a munirsi di digitale per immortalare l’evento!
Cartellate
– 500 g di farina 00
– 100 g di vino bianco
– 50 g di olio evo
olio per friggere
– vin cotto di fichi o miele (ma a casa nostra quelle col miele non si son mai fatte, non se le filava nessuno)
– cannella e chiodo di garofano in polvere.
Impastare la farina con l’olio ed il vino, ottenere una pasta liscia e stenderla a sfoglia.
Ricavare delle strisce di 30 cm di lunghezza alte 5 cm, piegarle in due nel senso della lunghezza e pizzicarle ogni 3 cm circa ottenendo come delle conchette. poi arrotolare su se stessa la striscia formando come una rosa e chiudere bene l’ultimo giro per evitare che si srotolino in cottura.
Mettere su un piano ad asciugare per 12 ore quindi tuffarle in una padella di olio bollente facendole colorire, girarle e raccoglierle con una schiumarola mettendole ad asciugare capovolte.
Terminata l’operazione di frittura, preparare in un pentolino il vin cotto e farlo scaldare senza portarlo ad ebollizione. Immergervi ad una ad una le cartellate e lasciarvele un minuto o due, estrarle ed allinearle su un piatto largo, spolverizzandole con cannella e chiodi di garofano in polvere e formando una specie di piramide.
Il giorno dopo e nei giorni successivi sono ancora più buone…ma non durano molto…
Tutta presa dall’entusiasmo mi son dimenticata di dire che questi dolci sono tipici del Natale e, secondo la tradizione rappresentano le fasce di Gesù Bambino.
Testo ed Immagini di Ofelia Allegretta