Dolce tipico della cucina tradizionale Abruzzese talmente buono da meritare che Gabriele D’Annunzio scrivesse “La Canzone del Parrozzo” per celebrarne la prelibatezza.
Da Wikipedia:
ll parrozzo fu ideato e preparato nel 1920 da Luigi D’Amico, titolare di un laboratorio di pasticceria a Pescara. D’Amico ebbe l’idea di fare un dolce dalle sembianze di un pane rustico anche detto pane rozzo (da cui è derivato il nome “Pan rozzo”), che era una pagnotta semisferica che veniva preparata dai contadini con il granoturco e destinata ad essere conservata per molti giorni. D’Amico fu ispirato dalle forme e dai colori di questo pane e riprodusse il giallo del granoturco con quello delle uova, alle quali aggiunse la farina di mandorle; invece, lo scuro colore dato dalla bruciatura della crosta del pane cotto nel forno a legna fu sostituito con la copertura di cioccolato.
La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il parrozzo fu Gabriele d’Annunzio, che, estasiato dal nuovo dolce, scrisse un sonetto “La Canzone del Parrozzo”
E’ tante “bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè, c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce… e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce…”. Gabriele D’Annunzio
Come sempre accade, esistono tante ricette per il Parrozzo, e tante piccole varianti, la ricetta che ho utilizzato è, a mio avviso, molto valida e di facile esecuzione:
Ingredienti
8 uova medie
250 gr. di zucchero semolato
100 gr. di semolino
50 gr. di farina di granturco fioretto
50 gr. di farina 00 (serve solo a rendere il tutto meno sbricioloso)
150 gr. di mandorle tostate e tritate (preferibilmente non sbucciate)
1 arancia non trattata – solo la scorza
1 limone non trattato – solo la scorza
1 pizzico di sale
3 mandorle amare o qualche goccia di essenza (si compra in erboristeria)
1 punta di cucchiaino da caffè di lievito vanigliato
400 gr. di cioccolato fondente (ho usato un cioccolato da copertura al 52%)
Sbattere le uova con lo zucchero molto a lungo fino ad ottenere un composto estremamente spumoso. Quando sollevando le fruste il composto “scrive” è pronto.
In una ciotola mescolare molto bene tutte le polveri, compreso il lievito e grattugiarvi le due scorze.
Mescolare il tutto delicatamente aggiungendolo alle uova spumose. Versare nello stampo a cupola imburrato e cosparso con farina gialla. (A me è venuto uno stampo grande e uno piccolo)
Cuocere in forno ventilato(preriscaldato) per 40 minuti circa a 180°C. Al termine fare la prova stecchino eventualmente fosse ancora un po’ umido proseguire la cottura per qualche minuto.
Sfornare e lasciar raffreddare per alcune ore il dolce dopo averlo tolto dallo stampo.
Per la copertura ho usato del buon cioccolato (52%) ma avevo poca voglia di temperarlo. Ho usato il cosiddetto metodo ad innesto, ma a mio avviso non garantisce risultati estremamente soddisfacenti. Questo metodo consiste nel far fondere il cioccolato a bagnomaria facendo attenzione come sempre che il vapore non vada mai a contatto con il cioccolato, si fanno fondere 2/3 del quantitativo fino ad una temperatura di 45°- 48° (è necessario avere un termometro a portata di mano) a temperatura raggiunta si unisce il terzo di cioccolato sminuzzato tenuto da parte e si mescola fino a scioglimento completo.
Se necessario, nel caso la temperatura dovesse diminuire eccessivamente, rimettere il pentolino sul bagnomaria e mescolare per rendere fluida la massa.
Porre il parrozzo ben raffreddato sulla gratella e procedere alla copertura avendo l’accortezza di mettere una ciotola al di sotto per raccogliere il cioccolato in eccesso. Se si desidera uno strato di cioccolato più spesso ripetere l’operazione per 2 volte.
Lasciar solidificare in luogo fresco e possibilmente asciutto (oggi a Roma c’era una bufera in atto ovviamente).
Ed ecco come si presenta una volta lasciato riposare.
Testo e immagini di Susanna Giovannini