La Halla è un pane speciale, un pane dolce, morbido, carico di simboli religiosi, che ha sempre stimolato in me curiosità e un reverenziale rispetto…ma non mi decidevo mai a prepararlo da me, in casa. Anni fa avevo regalato un bel libro di Cucina Ebraica di due autrici, R. Anau e E. Loewenthal, a mia nuora e da allora non passava settimana che non lo si gustasse in casa sua, per i pranzi di famiglia, per le festicciole dei nipotini, anche nei compleanni. Spesso al posto di dolciumi o fiori o altro mia nuora mi dona una bella treccia di Halla. Mia nuora arricchisce questo pane con formaggi e salumi tritati aggiunti nell’impasto, naturalmente non serba così lo stesso significato. Forse l’origine di questa treccia si può attribuire all’approccio degli Ebrei con l’Europa Centrale, dove già dal Medioevo si preparava un pane dolce, al burro però, che ancora oggi è conosciuto come il pane della domenica, quindi un pane più ricco, gratificante.
Non sto a parlare di tutta la ricerca su libri che riguardano la vita e la storia degli ebrei, che leggo spesso, proprio per carpire con la conoscenza questa maniera di interpretare il cibo come una componente basilare della loro cultura, rimasta immutata nel tempo, perché ancora oggi è così, almeno per l’Ebreo osservante.
Con emozione leggo le parole che descrivono i preparativi, l’ora, gli oggetti, il rito, le parole, le preghiere del venerdì, prima che spunti la prima stella della sera, che segna la nascita del nuovo giorno, il Sabato. Finalmente stamattina mi sono decisa, è un modo per rendere più concreta la mia predilizione per le tradizioni, da qualsiasi parte provengano, soprattutto quando non appartengono ai miei usi e costumi, perché mi servono per conoscere meglio gli altri, ma anche noi stessi.
La ricetta molto semplice è presa appunto dal libro citato sopra. Guardando anche in altri testi ho trovato queste stesse indicazioni, infatti nei cibi tipici penso sia basilare la conformità…so che esistono modi diversi, arricchimento e forma della Halla o Challah, che dipendono dal periodo dell’anno. A Capodanno Ebraico la Halla va chiusa a cerchio, e rappresenta la continuità della vita, poi alcuni ingredienti, come le uova e anche il miele donano altro simbolismo a questo pane, come augurio di felicità, abbondanza e dolcezza per l’anno nuovo.
Questo è un pane lievitato che ricorda la Manna, e ogni vigilia di festa si celebra l’offerta del lievito, che ogni volta veniva tolto dall’impasto per offrirlo all’alto Sacerdote del Tempio, secondo la legge giudaica. Per conservare questo rito si usa togliere un pezzetto di pasta e bruciarla. Vi sono però delle regole per il peso della farina usata per le due Challot, per cui sarà necessaria una vera benedizione di rito e il distacco della porzione di pasta per il sacrificio.
Le due trecce vanno posate sulla tavola preparata appositamente per la sera del venerdì, coperta da un telo dal ricamo dorato, accanto agli altri simboli, come il vino, le candele, in attesa della benedizione dell’uomo della famiglia.
Testo ed immagini di Ivana Setti