E’ un pane che mette d’accordo tutti i gusti. Croccante esternamente e morbido e fragrante all’interno. Si conserva per diversi giorni.
Ingredienti:
– 700 gr. di farina di grano duro
– 300 gr. di farina 00
– 10 gr. di lievito di birra disidratato (poco meno di una bustina e mezza)
– 2 cucchiai di olio (+ una piccola quantità per ungere le mani e la teglia)
– 1 cucchiaio raso di sale fino
– 1 cucchiaino da dessert di zucchero
– acqua frizzante q.b. per ottenere un impasto abbastanza morbido
Setacciare le due farine in una ciotola capiente (io ho impastato nella MdP), aggiungere il lievito e mischiarlo alla farina, unire il sale e lo zucchero, quindi iniziare ad impastare con l’olio e l’acqua frizzante a temperatura ambiente (se frizzantissima ancora meglio).
Una volta ottenuto un bell’impasto sodo che non attacchi alle mani, lasciar lievitare per circa un’ora e mezza in luogo tiepido, comprendo con un panno pulito, se si dispone della MdP utilizzare il programma di solo impasto e lievitazione.
Trascorso questo tempo il volume dovrebbe apparire più che raddoppiato.
Ungere le mani con poco olio e suddividere l’impasto in tanti panetti. Il numero dei panetti dipende dalla grandezza dei panini che si vogliono ottenere, io ho fatto 12 panini (alcuni un po’ più grandi). Durante la lavorazione di un singolo panetto tener ben coperti gli altri con un panno.
Con le mani unte di olio lavorare il panetto fino ad ottenere un rotolino di pasta che andrà annodato.
Ungere una teglia antiaderente e (questa è la particolarità di questo pane) versare dell’acqua (appena tiepida – temperatura corporea direi) sul pelo della teglia fino a coprirla tutta. Ma attenzione, il livello non deve superare il millimetro.
Adagiare i panini nella teglia spennellarli solo con acqua, farli riposare ancora una ventina di minuti almeno ed infornare a 180° per i primi 20-25 minuti terminando la cottura a 200° fin quando la crosta non si presenterà bel cotta e croccante (io li ho tenuti a 200° per altri 15 minuti).
Ecco il cestino.
Un particolare.
L’aveolatura.
Ne ho aperti due per controllare che fossero venuti effettivamente bene.
Testo ed immagini di Susanna Giovannini