Brezel…una piccola storia

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Questo argomento contiene 1 risposta, ha 0 partecipanti, ed è stato aggiornato da  nonna Ivana 17 anni, 7 mesi fa.

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    nonna Ivana
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    Avevo a suo tempo promesso…o minacciato……… di farvi un piccolo sunto sul Brezel…

    Tempo fa mi ero dilettata in una ricerca vasta da cui avevo tratto materiale, da parecchie parti. Avevo mandato questo articolino che vi passo anche qui,, visto che è di mio pugno, naturalmente!!!

    Facciamo una piccola visita alla storia o raccolta di leggende, che riguardano il Brezel o Pretzel, a dir la verità mi sono salvata il risultato di molte ricerche che feci tempo fa su Internet, ma adesso vado a braccio (nel mio dialetto: a braz !) e comincio dall’altra parte.
    Il nome richiama in genere un prodotto tipico dei paesi tedeschi ( in paesi anglo-americani come pretzel da quando gli olandesi li hanno importati là ).
    Nei paesi tedeschi presso tutti i fornai si può avere l’opuscoletto che descrive ricette e storia di questo “pane”.
    Un tempo, vado ai romani o giù di lì, erano le conquiste militari che portavano agli altri paesi usanze e costumi, dove poi si radicavano; la civilizzazione uniformava appunto il mondo di allora (come adesso la globalizzazione). I soldati, per comodità, portavano al braccio la pagnotta col buco. IL braccio = bracchium latino.
    Poi nell’alto Medioevo, con la nascita di monasteri, vita conventuale, ma anche di operosità sul territorio (vicino al mio paese c’è Nonantola – Benedettini – Abbazia : bonifica, dissodamento terreno, agricoltura, edilizia ecc…), i bambini che andavano al catechismo dai monaci venivano premiati con il braciadello, se imparavano bene a memoria le preghiere. In genere aveva una forma rotonda, poteva essere dolce. Testimonianza di questo è la brazadela , il tipico dolce delle mie parti, che si cuoceva nei forni delle nostre case di campagna, in occasione delle feste importanti dell’anno, aveva una forma rotonda, dai 20 ai 30 cm di diametro totale, non troppo lievitata. Altra parentela sta nello zuccherino , una ciambellina frolla ad anello, che veniva confezionato in famiglia, messo nelle bomboniere di anni fa, un velo legato a sacchettino, in occasione dei matrimoni, (da bambina quanti ne ho fatti, con tutte le cugine, più vecchie di me, che si sposavano!). Oggi c’è il ritorno a questo zuccherino, per le nozze!
    Tornando al Brezel, nei secoli ebbe delle modifiche nella forma, quella che conosciamo oggi richiama le braccia incrociate in preghiera, le mani posate sulle spalle. Raffigurazioni di questo si trovano anche in architettura.
    Poi, nel XIII secolo assunsero, in Germania, il nome Brezzitalla Brezzitella e da qui le varie denominazioni, svizzera Bretzel, bavarese e austriaco Breze-Brezen .
    Nel tempo subentrarono modifiche, involontarie, secondo le leggende, nella rifinitura e cottura. A partire dalla prima metà dell’ ‘800 , prima della cottura nel forno, si immergono uno alla volta, usando una pinza o un mestolino, in una soluzione a freddo dal 3 al 5% max. di Idrossido di Sodio (E524), una pratica ancora in uso, soprattutto presso i fornai, in casa è un po’ più problematico e con qualche pericolosità. La soluzione può essere usata alcune volte, poi viene portata in appositi contenitori, da noi ‘sta cosa non esiste.
    Come diffusione possiamo riconoscere che è veramente planetaria, capita persino (al bar a Merano), di avere accanto al tuo gomito appoggiato al tavolo, un brezel,ma di legno, bello brunito e lucente.

    Vi è piaciuta?

    vi posto lo zuccherino del bolognese, simbolo della fede, quindi della fedeltà….come la serie delle sette ciambelle per il cresimando, sono il segno del soldato di Cristo…..non ci vedete anche voi questa parabola (arco) che unisce gli uomini nel tempo e nello spazio??

    Ciao

    Ivana

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