domani vigilia di S. Antonio Abate

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Questo argomento contiene 11 risposte, ha 0 partecipanti, ed è stato aggiornato da  nonna Ivana 17 anni, 10 mesi fa.

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  • #149475

    nonna Ivana
    Membro

    Eccovi una mia pillola o menata!

    Domani, 16 Gennaio, è la vigilia di S. Antonio Abate…e da noi, qui ai margini della campagna, ci si appresta a un festeggiamento solenne, in onore del santo, ma a beneficio dei coltivatori diretti, e di quei pochi contadini che sono rimasti.
    Qui devo riandare alle mie rimembranze dell’infanzia, quando vivevo anch’io in una casa di campagna, nel podere della famiglia, che aveva uno strano nome: Fondo Lèsina.
    Non esiste più, smembrato e alienato, alla tarda età di mio padre, quando da solo non poteva proseguire nella conduzione del podere!

    La zia di mio padre, classe 1875, era una signora energica, ma soprattutto erede di quella cultura ottocentesca impregnata di tradizione, superstizione e.. di una sapienza antichissima della cura e manipolazione delle erbe.
    Di questo parlerò un’altra volta.

    Zia Ernesta, questo il suo nome, preparava i lumini: una ciotola con acqua nella quale navigavano tre lumini, quelli che si comprano anche per riscaldare le vivande, che venivano accesi e portati nella stalla delle mucche, posati sull’altarino, che non mancava mai, davanti all’effigie di S. Antonio Abate. La loro luce tremolante avrebbe rischiarato le ore della notte, a vacche e vitelli!
    Alla sera Zia Ernesta recitava il rosario, nella penombra della stalla, al lume protetto della lumiera a petrolio portatile, con le mucche tutte belle spazzolate, governate e con un bel letto di paglia nuova, ancora odorosa di sole estivo!
    Il servitore le aveva ben curate, aveva dato loro foraggio più abbondante; la stalla aveva un aspetto nuovo, meno odore pungente, la scolina al fondo della posta era tutta lavata e raschiata, niente sporco, forcali e scope ben riposti.
    Tutti in compito atteggiamento ripetevamo le Avemarie, e la invocazione a S. Antonio. Anche il pasto serale per padroni e servitore era diverso, più ricco e talvolta particolare: si preparava un formato di pasta e un condimento adatti proprio per questa occasione.
    La notte aveva un che di magico: le mucche avrebbero parlato, nessuno dopo la mezzanotte doveva esser nei paraggi della stalla…il castigo sarebbe stato fatale!!!
    Le leggende al riguardo erano conosciute da tutte le parti…e quasi tutte simili!

    Questa la mia memoria!

    Domani sera nella chiesa parrocchiale ci sarà la Santa Messa, alla quale parteciperanno gli agricoltori, soprattutto uomini.
    Poi nella “Casa dei Giovani”, che è una struttura polivalente della parrocchia, ci sarà una lauta cena.

    .

    #162129

    carlino
    Membro

    @nonna Ivana wrote:

    Eccovi una mia pillola o menata!

    Domani, 16 Gennaio, è la vigilia di S. Antonio Abate…e da noi, qui ai margini della campagna, ci si appresta a un festeggiamento solenne, in onore del santo, ma a beneficio dei coltivatori diretti, e di quei pochi contadini che sono rimasti.
    Qui devo riandare alle mie rimembranze dell’infanzia, quando vivevo anch’io in una casa di campagna, nel podere della famiglia, che aveva uno strano nome: Fondo Lèsina.
    Non esiste più, smembrato e alienato, alla tarda età di mio padre, quando da solo non poteva proseguire nella conduzione del podere!

    La zia di mio padre, classe 1875, era una signora energica, ma soprattutto erede di quella cultura ottocentesca impregnata di tradizione, superstizione e.. di una sapienza antichissima della cura e manipolazione delle erbe.
    Di questo parlerò un’altra volta.

    Zia Ernesta, questo il suo nome, preparava i lumini: una ciotola con acqua nella quale navigavano tre lumini, quelli che si comprano anche per riscaldare le vivande, che venivano accesi e portati nella stalla delle mucche, posati sull’altarino, che non mancava mai, davanti all’effigie di S. Antonio Abate. La loro luce tremolante avrebbe rischiarato le ore della notte, a vacche e vitelli!
    Alla sera Zia Ernesta recitava il rosario, nella penombra della stalla, al lume protetto della lumiera a petrolio portatile, con le mucche tutte belle spazzolate, governate e con un bel letto di paglia nuova, ancora odorosa di sole estivo!
    Il servitore le aveva ben curate, aveva dato loro foraggio più abbondante; la stalla aveva un aspetto nuovo, meno odore pungente, la scolina al fondo della posta era tutta lavata e raschiata, niente sporco, forcali e scope ben riposti.
    Tutti in compito atteggiamento ripetevamo le Avemarie, e la invocazione a S. Antonio. Anche il pasto serale per padroni e servitore era diverso, più ricco e talvolta particolare: si preparava un formato di pasta e un condimento adatti proprio per questa occasione.
    La notte aveva un che di magico: le mucche avrebbero parlato, nessuno dopo la mezzanotte doveva esser nei paraggi della stalla…il castigo sarebbe stato fatale!!!
    Le leggende al riguardo erano conosciute da tutte le parti…e quasi tutte simili!

    Questa la mia memoria!

    Domani sera nella chiesa parrocchiale ci sarà la Santa Messa, alla quale parteciperanno gli agricoltori, soprattutto uomini.
    Poi nella “Casa dei Giovani”, che è una struttura polivalente della parrocchia, ci sarà una lauta cena.

    .

    Si vede che son destinato a rispondere alle tue menate o pillole che leggo sempre con interesse e nostalgia per i ricordi e gli anni che mi fai venire alla mente, anche se , ripeto , io le chiamo ” spigolature” dando ad essa un avalenza simile alla tua. Ricordi i tuoi e ricordi sono i miei , solo che io vi ricorro solo quando mi gira il vento buono e tu , noto, sei più costante.
    Pensa che al ricordo dell’odore attutito della stalla di cui alla tua memoria , sono andato per un volo pindarico al mio tabacco per pipa , marca “X” che preferivo tanti anni fa: aveva il classico odore di stallatico.
    Infine quel riportare alla mente tutte le funzioni religiose che si svolgevano durante i festeggiamenti del Santo, mi ha fatto sorgere una domannda seria e che merita una risposta , se vuoi.
    Ma se la novellistica ed i film, unici che arrivavano alle nostre orecchie di fanciulli, ci descrivevano l’Emilia rossa quale terra di mangiapreti, noto invece che era un po’ come da noi ,dove avevo lo zio rosso che più rosso non si poteva definire , ma in chiesa dovette sposarsi per volere della mia amata zia, sorella di mia madre. Insomma il prete Don Camillo e l’altrettanto noto don Peppone ,sono realmente esistiti e non solo nella finzione cinematografica. Anche su questo hai pillole o menate da segnalare?

    #162130

    nonna Ivana
    Membro

    Caro Carlino,

    vedi che ricordo sempre in occasione di certe ricorrenze..non do valenze sociali o anche politiche, ma intimistiche e “imparziali” se ci riesco!
    Poi da stampa, cinema, letteratura, puoi avere degli stereotipi, a volte giusti a volte svianti, ma ciò accade per qualsiasi parte del Paese!

    La religiosità, la superstizione anche, o la trasposizione pagana sulla tradizione cristiana, soprattutto nelle campagne hanno avuto più possibilità di allignare e resistere.

    Ma non sempre occorre avere sentimenti di avversione o di condanna…io vedo tutto con animo abbastanza sereno…e essere sereni è un regalo preziosissimo!

    Ciao, grazie dell’attenzione

    Ivana

    #162131

    carlino
    Membro

    @nonna Ivana wrote:

    Caro Carlino,

    vedi che ricordo sempre in occasione di certe ricorrenze..non do valenze sociali o anche politiche, ma intimistiche e “imparziali” se ci riesco!
    Poi da stampa, cinema, letteratura, puoi avere degli stereotipi, a volte giusti a volte svianti, ma ciò accade per qualsiasi parte del Paese!

    La religiosità, la superstizione anche, o la trasposizione pagana sulla tradizione cristiana, soprattutto nelle campagne hanno avuto più possibilità di allignare e resistere.

    Ma non sempre occorre avere sentimenti di avversione o di condanna…io vedo tutto con animo abbastanza sereno…e essere sereni è un regalo preziosissimo!

    Ciao, grazie dell’attenzione

    Ivana

    Condivido! Alla prossima.

    #162132
    Mariangela
    Mariangela
    Partecipante

    Anche a Bergamo si festeggia,una volta si benedivano gli animali, ora le macchine; la tradizione vuole che si vendano i “biligocc”, castagne fatte affumicare per un mese su dei graticci e poi infilate come collane.

    E poi la sapete la filastrocca:

    “Sant’Antone de la barba bianca fam troà chel che mè manca”

    Sant’Antonio dalla barba bianca fammi trovare quello che mi manca

    si recitava quando si cercava qual’cosa che si era smarrito.

    #162133
    paula
    paula
    Partecipante

    Me li ricordo i “biligocc” che buoni,chissa se li fanno inaltre parti d’italia
    domani al mio paese di adozione grande festa, forse riusciamo a vederla 😳 poi vi racconto

    #162134

    nonna Ivana
    Membro

    Hai ragione Mariangela,

    anche noi diciamo questa filastrocca…me ne ero dimenticata!

    Poi anche da noi tanti trattori sono sul sagrato della chiesa e dopo la messa ‘c’è la benedizione!!!

    Ciao…ma vado al mercato e dalle mie compagne campagnole mi aspetto altro!

    Ivana

    #162135

    Paola P
    Membro

    Da me si dice “San Giuan dala barba bianca, fam truà quel che me manca”
    Mia nonna lo borbottava spesso tra sè e sè, a volte, epr disperazione, l’ho copiata: ha funzionato!!!

    Grazie Ivana delle tue pillole di storia e tradizione vissuta 🙂

    però però… quale è il formato di pasta e il sugo della zia Ernesta per questa occasione???

    #162136

    nonna Ivana
    Membro

    Giusto Paola:

    Ho recuperato la ricetta, non con dati precisi, perché qui, come ho detto si va sempre ad occhio, occhio allenato, quasi scientifico!

    La cena del “zepp” ceppo di S. Antonio, acquistava un valore davvero eccezionale, per la popolazione contadina.

    La massaia pensava a fare un piatto che assommasse il meglio e il più e capirete.

    Il brodo era in genere la base del pranzo domenicale e festivo, il ragù l’espressione del cibo robusto, dei giorni del lavoro, e la “scounza” era l’arricchimento per le minestre in brodo.

    A mano si facevano dei maccheroni con pasta all’uovo confezionati come per i garganelli, ma invece di chiuderli in diagonale venivano arrotolati a maccherone, ma in un formato molto piccolo, appunto da fare in brodo.
    Cotti in brodo, serviti nel brodo, conditi anche con ragù e arricchiti con la concia che consisteva, la si fa anche oggi, di uovo e parmigiano ben sbattuti e diluiti con brodo caldo, poi messi nella zuppiera bollente, si mescola e risulta solo una coloritura gialla granulosa, ma fine!

    Quindi tutto questo piatto super era in onore del “bovaro” o degli uomini che governavano, accudivano le bestie della stalla.

    Ma la punizione era molto negativa per il bovaro che trasgrediva:

    sa fegnia ad mateina par prem quael?
    a purten al buver a la busa!

    Così dialogavano le mucche alla mezzanotte:

    che facciamo domattina per prima cosa?
    Portiamo il bovaro alla buca (al cimitero)!

    Adesso quasi tutto si è perso….la stalla con le poche bestie non esistono più, ci sono le stalle immense degli allevatori, nuove razze, nuovi metodi e gente anche molto diversa da quella di una volta!!!!

    Ma interessante è anche conoscere un po’ della storia di S. Antonio abate, che, pur con quell’aspetto iconografico modesto, ha avuto un grande significato per la civiltà del Medio Evo.
    Domani metto qualche notizia, presa dal mio libro dei santi e spigolando.

    Ciao

    Ivana

    #162137
    gaviota argentea
    gaviota argentea
    Partecipante

    Veramente il S. Antonio che fa ritrovare le cose perdute dovrebbe essere il S. Antonio di Padova. Infatti l’antica preghiera con cui si invoca tale Santo comincia proprio con le parole “Si quaeris” ( se cerchi) e nel testo poi troviamo “…resque perditas petunt et acciupiunt iuvenes et cani” (…e cose perdute cercano e trovano giovanie vecchi).
    Ricordo che, quando abitavo a Modena dicevano che per la festa dei tre santi dalla barba bianca era certa una spruzzata di neve.
    I tre santi sono, per la precisione S. Antonio Abate ( detto anche S. Antonio del porcello, per il maialino che l’iconografia sempre gli accosta) poi S Geminiano, protettore di Modena (festeggiato il 31 gennaio) e S. Biagio festeggiato il 3 febbraio.
    Devo ammettere che, quando vivevo lì, ho semp’re visto rispettata la previsione, ma temo che quest’anno così privo di neve deluderà i modenesi.

    Un’ultima nota. Anche Dante nella Divina Commedia ricorda S.Antonio Abate ed il suo maialino e lo fa per lamentare i traffici in denaro di alcuni ordini religiosi “Di questo ingrassa il porco sant’Antonio, e altri assai che sono ancor più porci, pagando di moneta sanza conio”

    #162138
    Mariangela
    Mariangela
    Partecipante

    Da noi i “mercanti di neve” sono San Mauro, San Mario e Sant’Antonio, ma in questi giorni la temperatura alle 7,30 del mattino gira sui 4/5° sopra lo zero, mi sà che i mercanti quest’anno non arrivano.

    #162139

    Per oggi Sant’Antonio… ci ha fatto ritrovare il sito!!! 😀 😀 😀

    #162140

    carlino
    Membro

    @susanna wrote:

    Per oggi Sant’Antonio… ci ha fatto ritrovare il sito!!! 😀 😀 😀

    Appunto e dopo averci tentato per più di mezzora stamani allo spuntar del sole.

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