Il Venerdì Santo è per il paese di Crevalcore una testimonianza importante della tradizione religiosa, rappresentata dalla “Processione del Cristo Morto”,che si ripete da secoli.
I ricordi che questo periodo pasquale richiama alla mia mente sono numerosi: la suggestione di questo rito, celebrato nella chiesa parrocchiale e in tutto il centro storico del paese è sempre stata grandissima
L’immagine, che ho scattato al crepuscolo del Venerdì Santo dello scorso anno, dà un’idea dell’atmosfera di attesa dell’evento.
Ai lati del corso, fermati al selciato con dei pesi, due file di pulécc’ accolgono il visitatore; prima che esca la folla in processione dalla chiesa, le due torce, che ciascuna di queste sagome in legno dipinto tiene alzate con le braccia, verranno accese, e la loro fiamma sottolineerà il procedere lento della folla
La piazza è quasi deserta, dalle arcate dei portici si espandono le luci delle vetrine…ma la Chiesa Parrocchiale, proprio a metà del corso, è gremita di persone.
La rappresentazione drammatica si svolge nel presbiterio: uno scalone-ponte, che rappresenta il Calvario, s’innalza verso una enorme Croce, sulla quale è inchiodato il corpo di Cristo.
Alcune decine di anni fa lo svolgimento del rito religioso era imponente, solenne, suggestivo.
Un predicatore, che veniva da fuori, sottolineava, con potente voce dal pulpito, i vari momenti dello schiodamento degli arti del Cristo, usando formule tramandate uguali nei secoli.
Oggi l’officiante è il parroco stesso, coadiuvato da Capiquartiere della comunità.
A lato dei bracci della Croce, in cima a due scale erette , due Capiquartiere hanno il compito di togliere i chiodi dalle mani.
Il predicatore dà l’avvio all’operazione con le prime parole della antica formula.
Prima si sfila, preceduto da tre colpi di martello accompagnati dal rullo dei tamburi, il chiodo della mano destra, poi segue un altro brano di predica, quindi si passa allo sfilamento del chiodo della mano sinistra.
Le braccia vengono ogni volta abbassate lentamente, appese a teli bianchi.
L’officiante stesso si avvicinerà ai piedi della croce e sfilerà il chiodo che tiene fissati i piedi.
Il corpo del Cristo viene deposto su un catafalco, che a braccia verrà fatto sfilare verso l’uscita della chiesa, seguito dalla statua della Madonna Addolorata, sempre portata a spalla.
Nella chiesa stessa si forma, secondo strette regole, la disposizione della processione.
Un tempo la processione si svolgeva sotto i portici, che sono belli ampi; la vivacità, ricchezza, sontuosità, testimoniata dagli allestimenti delle vetrine dei negozi, erano e in parte ancora oggi lo sono, un contrasto quasi irriverente, inconcepibile, con la gravità del momento doloroso della deposizione di Cristo.
Soprattutto nei negozi alimentari, nelle macellerie, salumerie ecc…le merci vengono esposte in maniera ben studiata, da colpire, per l’abbondanza, il colore, l’illuminazione. Intere mezzene del miglior manzo, appese alle pareti, conigli, polli, poi agnelli, anche vivi, in mezzo a praticelli allestiti all’interno dei negozi. Cesti di uova, salumi, e fiori dappertutto. Simboli cristiani mescolati ad antiche usanze pagane, che si sono intrecciate nei secoli alle feste religiose; riti pagani che si celebravano per propiziarsi nella nuova stagione un buon risveglio della natura, raccolti abbondanti, fertilità per la terra, gli animali e fecondità per gli uomini.
La processione compie un percorso a croce, con preghiere, e poi il catafalco e la Madonna Addolorata vengono riportati in chiesa e collocati in una cappella laterale, alla adorazione dei fedeli.
Molti fedeli salgono poi la scalinata, a turno, per non creare incidenti, baciano la croce, fanno l’offerta e quindi si esce dalla chiesa.
Ecco un link per vedere il video della processione del 2006
http://www.bologna.chiesacattolica.it/12porte/puntate/2006/2006_04_27/2
http://www.comune.crevalcore.bo.it/La%20citt%E0/Mercato%20Feste%20e%20sagre/index.php
Tutto il paese sembra immerso in una festa, un brulichio di folla, uno struscio incessante nel corso e sotto i portici, a rimirare le vetrine, a incontrare amici e parenti, tanti che arrivano da paesi vicini, attirati da questa profusione di eleganza e abbondanza.
Un tempo era occasione per ragazze e signore di farsi fare il completo più elegante, per uscire ben vestite, acconciate, con borse e scarpe e veli o foulard “in tinta”, cioè dello stesso colore.
Era come fare una sfilata in passerella, sotto gli occhi di tutti.
Una superstizione popolare sconsigliava alle coppie di innamorati di passeggiare nel corso del paese, perchè non “portava bene”, mentre invece la serata era propizia per nuovi incontri, nuovi amori.
Il Venerdì Santo “si trovava” il fidanzato!!!
Negli ultimi anni molto è cambiato: meno gente, meno sfarzo, meno luci.
L’aspetto religioso rimane, i fedeli sono numerosi…ma finito il rito religioso, tutto è più in sordina, i giovani sono in vacanza, lo struscio è quasi scomparso, i portici sono semi deserti, dalle colonne vedi solo sbucare visi diversi, donne col velo, bambini curiosi, sono i molti immigrati extracomunitari, che timidamente godono della serata, che sembra di festa!
Testo di Ivana Setti