Il Piccolo Museo dei Burattini


Un incantato mondo in una piccola stanza.

Vent’anni fa veniva inaugurato al mio paese, Crevalcore, un piccolo museo: il museo dei burattini.

Non è la collezione di un appassionato, che abbia raccolto da varie parti diversi tipi di burattini, ma è l’insieme di tutto il materiale, che costituiva il supporto per l’attività di una famiglia di burattinai.

Sotto il portico all’inizio del paese, proprio a Porta Bologna, segnalato da una targa, si apre questo piccolissimo museo.

Si entra in una stanza non proprio enorme, e tutte le pareti hanno scaffali e vetrinette, e belli ordinati, in fila nei loro costumi colorati, rigidi e strampalati ti guardano con i loro occhi sbarrati, decine di burattini!

Nella vetrina di fronte all’entrata ecco presentarsi la Famiglia Pavironica:

Sandrone, la moglie Apollonia, il figlio Sgorghìguelo.

Sandrone è la figura più importante dei burattini modenesi, e fu creata alla fine del settecento, poi agli inizi dell’800 gli furono dati una moglie e un figlio, cosa abbastanza non comune, nel mondo dei burattini.

I soggetti delle rappresentazioni erano quasi sempre basati sul teatro classico, e sul teatro dell’arte. Persino da tragedie antiche, o di tutte le letterature, si prendeva il soggetto per uno spettacolo, e su quella trama si inserivano queste figure, che recitavano, in veste comica, le vicende narrate. I copioni erano quasi sempre preparati oralmente, non ne sono rimaste tracce.

L’abilità, la cultura, la capacità di elaborare da un testo classico situazioni di spettacolo leggero, divertente, adatto soprattutto ai bambini, erano veramente grandi doti di questi burattinai. Ho visto l’elenco delle “opere” che venivano rappresentate su tutte le piazze dell’Emilia e ed anche oltre, e il numero è davvero incredibile

Sulla nostra sinistra è allestito il teatrino: è un’impalcatura dipinta, con parapetto ad altezza d’uomo, e dalla cui buca s’affacciavano i burattini, azionati dalla mano del burattinaio, infilata nel buratto, a sostenere la testa di legno.

Ma strabilianti sono i fondali, o tele dipinte che fungono da sfondo, e rappresentano il luogo dell’azione; ve ne sono decine, tutti appesi a riloghe al soffitto, tramite fili e corde possono essere abbassati, mostrati nei loro soggetti, magistralmente dipinti da pittori dell’800 e 900.

La breve visita che si fa ci infonde un senso di tristezza, ci risveglia un mondo di ricordi nostri dell’infanzia,ma ci dà anche la possibilità di riflettere sull’importanza di questa forma d’arte che da più di tre secoli ha una sua fisionomia, una funzione culturale e sociale.

Testo di Ivana Setti.

 

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